
Psicosomatica
Esperienze e testimonianze: commenti della redazione psicoradio
a cura di Maria Cristina Lasagni, direttrice Psicoradio e Eleonora Benecchi, docente e ricercatrice USI
di Maria Cristina Lasagni
Nei tanti anni di lavoro si sono avvicendati a Psicoradio tanti redattori e redattrici. Qui sono raccolte le parole di alcuni di loro di cui riportiamo solo l’iniziale del nome e le generalità per questioni di privacy. Nel susseguirsi delle loro parole si possono leggere le varie anime di Psicoradio.
M (redattore, 50 anni): “Grazie Psicoradio! Quando sono arrivato, ero un uomo arrabbiato e amareggiato, un vero e proprio ‘grizzly’, come amava dire quella che oggi è la mia compagna. Allora non avrei mai pensato che, grazie al percorso fatto insieme, sarei stato in grado di avere una famiglia come quella di oggi, con mio figlio che vive con me e la mia compagna. Insieme risolviamo i problemi quotidiani che vivono le famiglie “normali”; sto accompagnando mio figlio verso la laurea, e coltivo ogni giorno l’amore e il rapporto con la mia compagna.
A volte mi sembra un sogno, e spero di non svegliarmi! Grazie! dal vostro ‘papà matto’”.
R (redattore, 19 anni): “Io sono molto sensibile, e anche istintivo, soprattutto quando mi arrabbio; e molte volte ho fatto cose di cui mi sono pentito. Psicoradio mi ha aiutato a immaginare il risultato delle mie azioni, a pensare a cosa potevaaccadere e ad evitare così altri episodi spiacevoli. Mi ha aiutato molto anche a migliorare la mia parte interiore, “l’anima imprigionata”. Mi avete chiesto cosa è stata Psicoradio per me? Dico che la vedo come una mongolfiera perché mi fa guardare le cose come dall’alto, prima che accadano, e così è riuscita a migliorare la mia vita.”
B (redattrice, 20 anni): “Riconosco in Psicoradio una madre buona, che anziché giudicare, si domanda il perché; che dà prima ancora di ricevere. Una madre capace di accogliere, che mi ha dato speranza quando credevo di averla persa.
Grazie anche a chi mi ha fatto incazzare, perché ora so cosa mi faceva male. So che sembrerà una sviolinata, ma ora dico quello che provo e penso, senza vergogna.
M (redattrice, 40 anni): “C’era una volta una donna che andava raccogliendo piante morenti e semi spezzati; gettati nell’immondizia, perché ritenuti inutili; dati per persi. Quelle creature dalla cui vista le persone sane vogliono proteggersi, per evitare di specchiarsi nel baratro profondo in cui getta il dolore folle. Ma la nostra impavida signora, con altri giardinieri, raccoglieva queste vite e le portava nel suo giardino; si dice fosse un luogo magico dove le piante germogliavano di nuovo e tornavano a vivere. Lei infatti sentiva tutta la voglia di vivere di quegli esseri malati e abbandonati. Si dice che molte furono le piante spezzate salvate; non so esattamente dirvi il numero. Quello che posso dire con certezza, è che tra di loro c’ero anche io!”