Salute pubblica

Un giorno in ambulatorio Testimonianze & Nascite

di Maria Grazia Buletti

“Gentile Signora,
la presente informativa è una descrizione delle tecniche di parto-analgesia di cui è possibile usufruire presso l’Ospedale San Giovanni, e di anestesia per taglio cesareo. L’informativa non rappresenta, né sostituisce, il modulo di consenso anestesiologico che le verrà fatto firmare in sede di visita anestesiologica pre-parto. Durante quest’ultima, che va programmata tra la 36ma e la 37ma settimana di gravidanza, avrà modo di porre a un Medico del Servizio di Anestesia tutte le domande inerenti il suo caso; riceverà le spiegazioni di cui farà richiesta e sarà informata dell’eventuale presenza di controindicazioni all’esecuzione di una tecnica di parto-analgesia. L’assunzione dei costi relativi alle prestazioni anestsiologiche della parto-analgesia sono riconosciute nell’ambito della LAMal (prestazioni di base)”

(Informativa sulle tecniche di parto-analgesia e di Anestesia per taglio cesareo, Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli)

3novembre 2023: un pomeriggio in Ambulatorio del Servizio di Anestesia all’ORBV, tre incontri della dottoressa Alessandra Lauretta (medico anestesista) con tre signore prossime al parto. L’obiettivo è quello di informare su tutti gli aspetti e le possiblità della parto-analgesia, rispondere alle domande e rassicurare su eventuali dubbi o timori. Ma soprattutto rendere consapevole la futura mamma sulle possibilità che le si prospettano in corso di travaglio anche dal profilo del controllo del dolore, per essere cosciente delle risorse a disposizione e responsabile delle proprie decisioni.

Simona Bianchi è in attesa del primo figlio e giunge in ambulatorio con il marito. Entrambi ascoltano molto attentamente le spiegazioni del medico anestesista, e a loro volta pongono alcune domande. Sono pronti e trepidanti, curiosi di conoscere il nascituro perché sì, si sa che sarà un maschietto.

Il 7 dicembre 2023, con parto naturale e il supporto dell’anestesia peridurale, è nato Oliver, 3 chili e 130 grammi e 50 centimetri, per la gioia dei neogenitori che sentiamo a un paio di mesi dal parto:

Quando sono iniziate le doglie, si è svolto tutto un po’ al contrario di ciò che immaginavamo e non abbiamo fatto nulla di ciò che avevamo pensato. Ho avuto le contrazioni per 21 ore prima della rottura del sacco e le ultime ore ero stanchissima, mentre mio marito cercava di mantenermi calma: vedeva che stavo soffrendo, ma era fiducioso di essere in ospedale e memore di tutte le spiegazioni che avevamo ricevuto sulle possibilità di far capo a metodiche che alleviassero i dolori del travaglio se fossero stati troppo forti. Infatti, dopo 24 ore ho detto sì alla peridurale anche se prima mi ero detta che forse non sarebbe stata necessaria. Ma dopo 21 ore, ho cambiato idea. Non è che pensassi alle sue complicazioni, ma gli altri sistemi di parto-analgesia che mi erano stati prospettati in occasione del colloquio con l’anestesista non mi convincevano.

Quanto mi è servito partecipare a quel colloquio per prepararmi? Prima due o tre informazioni non mi erano molto chiare, mentre poi tutto è diventato più chiaro, anche perché la dottoressa anestesista aveva saputo spiegare molto bene. Quindi, lo consiglierei: si possono fare domande a cui, altrimenti, nessuno ti risponderebbe; cercare su Internet è sempre un po’ difficile e bisogna saper fare astrazione delle informazioni che non si possono verificare di persona. Invece, in un incontro del genere le informazioni risultano esatte e soddisfacenti. Così, il parto è stato una buona esperienza, ho potuto riposare e non saprei come avrei potuto fare senza epidurale perché, quando è subentrato il carico emotivo e, memore delle informazioni ricevute l’ho richiesta, mi ha davvero aiutato”.

“Rassicurazioni su eventuali dubbi o timori....”

Rachele Hochstrasser è al secondo figlio, mentre la prima bambina, Emily, è nata con taglio cesareo. Arriva in ambulatorio per la visita di parto-analgesia con l’intento di provare a partorire con parto naturale, se sarà possibile.

Il 12 dicembre 2023 nasce Liam (3 chili e 40 grammi e 51 centimetri) con un parto cesareo per il quale era però già presente il catetere per parto-analgesia peridurale, che ha facilitato l’anestesia spinale necessaria al cesareo:

“Emily, la nostra prima bimba, era nata con cesareo perché con le contrazioni del travaglio andava in bradicardia. Questa volta il sacco amniotico non si rompeva, ma tutto procedeva per il meglio e abbiamo deciso di provocare il parto naturale. A quel punto, ho chiesto l’anestesia peridurale perché magari, ho pensato, sarebbe andata alla lunga anche questa volta e l’anestesista al colloquio preliminare mi aveva spiegato che il catetere si poteva mettere da subito. Poi, Liam si era incastrato, per di più con il cordone ombelicale attorno al collo. Allora, la mia ginecologa ha subito deciso per il taglio cesareo. La sala operatoria era già libera, e in dieci minuti eravamo pronti, anche perché il catetere per l’anestesia c’era già. È andato tutto bene, ho chiesto una sedazione perché ero stanchissima: sentivo ciò che succedeva ma non sentivo dolore. Era il mio secondo parto, la seconda volta che ho fatto l’anestesia epidurale e per questo il colloquio, seppur utile, non ha aggiunto molto alle conoscenze che già avevo dal primo parto. Però, non cambierei nulla: mi sono sentita coccolata e consapevole di quanto stava succedendo, anche dal punto di vista dell’anestesia”.

Alessandra Gianella è in attesa di due gemelli e arriva al colloquio di parto-analgesia con la mamma che la supporta amorevolmente. Un colloquio davvero esaustivo, nel quale si sente a suo agio per esprimere il suo desiderio di un parto il più naturale possibile, comunque cosciente che un parto gemellare merita di un supporto ospedaliero per la sicurezza di madre e nascituri.

Dieci giorni prima del termine, verso la fine di novembre, con taglio cesareo nascono Nicolas (2 chili e 95 grammi) e Federico (un chilo e 900 grammi):

“Loro sono nati perfetti dieci giorni prima del termine, mentre il parto per me è stato una sorpresa perché l’avevo programmato per il 4 dicembre. Quando ho avuto i primi sintomi non vi ho dato molta importanza, ma dopo circa 24 ore ho chiamato la mia ginecologa che mi ha detto di andare in ospedale con la borsa; lei sarebbe arrivata di lì a poco. Per i bimbi era tutto pronto, per me un po’ meno perché mi mancavano ancora 10 giorni per fare tutto e per prepararmi. In ospedale, mi si è rotto il sacco e la mia ginecologa ha detto che bisognava farli nascere: avevano superatao la soglia di sicurezza per prematurità ed erano tendenzialmente fuori pericolo. Prima di andare in sala operatoria è arrivato l’anestesista in camera, si è presentato ed è stato molto gentile. Questo mi ha aiutata perché io non mi sentivo  psicologicamente pronta e ci ho dovuto lavorare. Poi, in sala operatoria, il team era tutto “in doppio” e io ho ritrovato lo stesso anestesista che mi ha spiegato nuovamente tutto quanto. Il parto naturale? Ho dovuto, e saputo, fare i conti con la realtà e già a metà novembre si prospettava un taglio cesareo. (...) L’esperienza della visita di parto-analgesia è stata una buona esperienza e la consiglierei assolutamente, perché arrivare al parto preparate a livello di conoscenze permette di togliere un peso all’emotività del momento, che è già di per sé stravolgente. In concreto, mi ha permesso di arrivare preparata e informata, perché se avessi dovuto riflettere lì per lì su che tipo di anestesia avrei voluto, su quali fossero rischi e benefici, non avrei fatto una scelta consapevole. Ho apprezzato la visita in camera del medico anestesista prima del cesareo, e il fatto che mi avesse ripetuto tutto quello che avevamo già discusso al colloquio solo qualche settimana prima”.