
Relazioni e affetti
Skin to skin: quel contatto “per sempre”
Il Bonding è fondamentale e suggella l’attaccamento fra mamma e neonato
di Maria Grazia Buletti
I“cuccioli d’uomo” vengono al mondo in uno stadio di sviluppo meno avanzato rispetto ad altri mammiferi. Per questo, necessitano da subito di maggiori cure fisiche e affettive rispetto ad essi.
E in effetti si possono notare cospicue differenze tra specie: vi sono quelle che partoriscono cuccioli già in grado di seguire la madre, e altre che mettono al mondo piccoli il cui sistema fisiologico non è ancora prettamente funzionale e maturo. Fra queste c’è l’essere umano il cui neonato, alla nascita, non è neppure in grado di aggrapparsi alla sua mamma. Allora, è la mamma che deve poter offrire quel contatto fisico che assicura calore e affetto, e consente al piccolo di sentirsi amato e protetto nel momento in cui si affaccia alla vita.
Lo”skin to skin” è una pratica naturale, istintiva, necessaria e intima che deve essere valorizzata e tutelata
“Quello subito dopo il parto è un contatto fisico fondamentale che influenza anche alcune funzioni corporee del neonato. Ad esempio, basti pensare che subito dopo la nascita, quando il piccolo nudo e asciutto viene posizionato pelle a pelle sul petto della sua mamma, quel contatto così intimo permette di mantenere costante la temperatura corporea del neonato e lo aiuta a fronteggiare adeguatamente lo sbalzo termico che si ha dopo il parto. E così il piccolo si tranquillizza”.
A parlare è la dottoressa Alessandra Lauretta, medico anestesista all’Ospedale Regionale Bellinzona e Valli, supportata da diversi studi scientifici che hanno documentato come il contatto pelle a pelle (skin to skin) tra mamma e neonato subito dopo il parto produca per entrambi grandi vantaggi dal punto di vista della salute fisica ed emotiva, favorendo tra le altre cose pure l’allattamento al seno.
“Questa “manovra” rappresenta un modo “carino e gentile”, esteticamente bello, per dare il benvenuto al mondo a un bambino. Ma non solo, perché ha un razionale proprio, anche scientifico, utile per la mamma e soprattutto per il suo neonato”. Un “nuovo nato” che, poggiato subito sul corpo della madre: “Si raffredda meno facilmente, ha meno ormoni dello stress dovuto alla nascita, e la sua glicemia tende a scendere di meno”. E soprattutto, un bambino nato da parto cesareo, se posto immediatamente pelle e pelle sul petto materno, ha maggiori probabilità di riuscire a compiere tutte le fasi individuate dall’ostetrica svedese Ann Marie Widstrom: percepisce la madre e attua comportamenti stereotipati (come il “crowling”, movimento naturale in cui striscia verso il seno) che lo portano a prendere confidenza con il seno materno e alla poppata. D’altronde: “L’OMS e tutte le società di pediatria del mondo raccomandano fortemente l’allattamento al seno per i primi sei mesi: un contatto precocissimo pelle a pelle di mamma e figlio porta a una maggiore percentuale di successo dell’allattamento esclusivo di questo primo periodo”.
È facile immaginare che il petto della mammafaccia ciò che per nove mesi è stata la funzione dell’utero: “Riscalda il bambino, lo protegge, lo nutre, e quindi è il luogo più naturale dove trovarsi subito dopo essere venuti al mondo”.
“Con questo primo contatto e CON I primi sguardi nasce una fortissima relazione che durerà tutta la vita”
D’altra parte, questa pratica che gode di evidenze scientifiche può sembrare banale solo all’apparenza ed è sostenuta fortemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ogni genere di parto, naturale o cesareo, con particolare attenzione per i neonati prematuri per i quali l’OMS ha approntato il protocollo Kangoor Mother Care per lo sviluppo neurologico, psicologico e fisico del neonato.
Facile immaginarsi tutto ciò dopo un parto fisiologico e naturale, dove l’ostetrica asciugail neonato e lo appoggia sul petto della mamma coprendolo con un telo caldo e asciutto e facendo attenzione a non interrompere quell’importante contatto diretto fra i due: mamma e bambino riposano insieme, mentre lei può osservare la propria creatura, tenerla stretta a sé, coccolarla e sussurrare le prime parole; il piccolo muove la testa in direzione della voce della mamma che è in grado di riconoscere per averla ascoltata prima della nascita, quando era ancora nel pancione.
Inoltre, nel rispetto della relazione madre-bambino, le linee guida dell’OMS consigliano di ritardare il clampaggio del cordone ombelicale da uno a tre minuti dopo il parto (o quando cessa di pulsare spontaneamente) per favorire un ulteriore passaggio di sangue dalla placenta dalla mamma al neonato: questa pratica dovrebbe garantire una fase di transizione più fisiologica dalla condizione di feto a quella di neonato. Questa pratica apporta inoltre vantaggi più a lungo termine per il neonato: “Minor carenza di ferro e di anemia nel primo anno di vita, e soprattutto apporta cellule staminali, fondamentali per la sua salute futura”.
Il contatto pelle a pelle ha benefici talmente evidenti che dovrebbe essere proposto con modalità e tempistiche adeguate al caso (l’OMS raccomanda di effettuarlo entro 5 minuti dalla nascita) anche dopo un parto cesareo senza complicazioni. Fino a pochi anni fa era uno scenario impensabile, afferma la dottoressa Alessandra Lauretta che oggi si dice orgogliosa del fatto che all’ORBV giá da diversi anni si pratica il contatto skin to skin dopo taglio cesareo in sala operatoria, ma dopo almeno i primi 10 min di osservazione da parte dei pediatri sull’isola neonatale. Questo è un aspetto molto importante, ma non l’unico previsto dal “cesareo dolce” o “family centred”, che è stato giá formalmente approvato dai team di Ostetricia, Anestesia e Pediatria EOC e che le 4 maternità gradualmente implementeranno nei prossimi mesi.
Laddove sia possibile, il protocollo è applicato anche in questi frangenti: “In caso di taglio cesareo, nel momento della nascita il bambino veniva subito affidato al pediatra che lo sistemava sull’isola neonatale, con una luce piuttosto intensa e voci e rumori forti che invece arrivavano attutiti alle orecchie del feto fin quando si trovava in utero, per la prima visita e l’osservazione dell’adattamento alla vita axtrauterina. È immaginabile che tutto ció possa essere uno shock per il neonato. Un trauma, come sostiene la specialista: “Che per il bambino comporta un aumento di ormoni dello stress, tachicardia e una serie di altre reazioni che non sono proprio ideali, e possono rendere piú lento e difficoltoso l’adattamento”.
Ecco ribadita l’importanza di preservare quel contatto precoce con la pelle materna anche se si tratta di un parto cesareo e, per questo, necessita di alcuni accorgimenti che coinvolgono tutto il team, a partire dai futuri genitori, con ostetrica, ginecologo, anestesista e pediatra.
La dottoressa Lauretta si dice sempre più convinta della bontà di questo importante passo, pur sottolineando: “Naturalmente laddove il parto cesareo non presenti particolari complicazioni”.
Non bisogna sottovalutare il fatto che si sta parlando di un intervento chirurgico che talvolta si rende necessario, ma che spesso è fonte di stress per la donna e per il neonato. Quindi, il taglio cesareo dolce rappresenta un nuovo approccio che aiuta a ridurne gli aspetti negativi ed è centrato sull’esperienza del nucleo famigliare: mamma, papà e bambino: “È importante, difficile ma non impossibile, essere aperti a un cambiamento di paradigma: una volta ottenuto il coinvolgimento del team operatorio, saranno messi in atto alcuni accorgimenti che permetteranno ai bambini nati con cesareo, che non necessitano di particolare assistenza subito dopo la nascita, di essere adagiati sul petto della mamma per consentire l’immediato contatto pelle a pelle. Naturalmente, si dovrà fare in modo che la mamma abbia, ad esempio, il braccio libero (non fissato al tavolo operatorio) per poter abbracciare e avvolgere il suo bimbo; l’accesso al neonato sarà facilitato e non dovrà essere impedito dal posizionamento canonico degli elettrodi dell’elettrocardiogramma, disposti in modo tale da lasciare il petto materno il più possibile libero”.
Un contatto pelle a pelle così importante che, se del caso, potrebbe pure essere un atto deputato al papà: “Anche se non è la stessa cosa, è comunque una vicinanza intima e diretta: il neonato sarà già abituato in precedenza anche alla voce del papà che, se la mamma non è nelle condizioni ideali, si sostuirà ad essa, togliendosi la maglietta per accogliere il suo piccolo skin to skin. In ogni caso, che sia mamma o sia papà, imperativo è quel contatto diretto pelle a pelle senza la mediazione della stoffa dei vestiti, e non solo per il calore, ma serve pure per andare a favorire quello “scambio batterico” e la prima colonizzazione batterica della cute del neonato, che porterà, con altri elementi, alla formazione del microbioma del neonato. Si tratta di miliardi di batteri molto importanti che colonizzano l’intestino e sono fondamentali per il nostro benessere, per assimilare le vitamine e per la maturazione del nostro sistema immunitario. Attraverso il contatto skin to skin, favorito anche in caso di parto cesareo, la pelle del bambino viene colonizzata da questi batteri utili per avviare la formazione del microbioma”. Idealmente questo processo avviene attraverso il passaggio nel canale del parto naturale, perché la natura ha predisposto che nell’attraversare il canale del parto la flora batterica fisiologica si predisponga a passare al bimbo: “Però, se questo non può avvenire, almeno un contatto pelle a pelle può egregiamente sopperirvi”.
“L’approccio dolce nel cesareo si prefigge di ridurre l’enfasi sull’intervento chirurgico, dando spazio alla mamma e all’intera famiglia nel coniugare i bisogni con la tutela della sicurezza e della salute”.
E ancora deve arrivare quello che la nostra interlocutrice all’inizio del nostro incontro ha definito “la cosa bella” di questo meraviglioso viaggio attorno ai momenti della nascita: il “parto cesareo dolce”. Parliamo delle gravidanze fisiologiche nelle quali il bambino si presenta senza particolari problematiche e le mamme devono sottoporsi a taglio cesareo per motivi medici (taglio cesareo elettivo): “Con il parto cesareo dolce la famiglia può tornare ad essere al centro delle attenzioni e del processo assistenziale, in un protocollo di interventi che prevede una serie di step, anche banali ma di impatto emotivo e psicologico molto positivi, a cominciare dalla coppia che arriva insieme al blocco operatorio: il papà non si separa mai dalla mamma, neppure durante la preparazione (anestesia, preparazione campo operatorio sterile e via dicendo). Si possono avere luci soffuse, malgrado siamo in sala operatoria, e la coppia può ascoltare musica di suo gradimento”. Una preparazione che lascia adito a un’accoglienza del tutto “ovattata” e il più possibile vicina al parto naturale, nella quale la tecnica chirurgica del parto cesareo subisce anch’essa alcune piccole modifiche: “Essa prevede l’estrazione del neonato in due tempi, così come avviene durante il parto naturale: prima esce la testa, e dopo un po’ esce il resto del corpicino, mimando ciò che succede con la contrazione successiva durante un parto fisiologico. Il primo passo, con la fuoriuscita della testa, consente al bambino di iniziare i suoi primi atti respiratori; dopodiché, con la contrazione successiva o l’aiuto del ginecologo, esce il resto del corpo in un certo senso “strizzato” dalla breccia chirurgica, riproducendo proprio ciò che avviene durante un parto spontaneo”.
La più grande novità sta nel fatto che questo parto cesareo dolce avviene abbassando il telo chirurgico (o usando speciali teli con una finestra trasparente) per permettere ai genitori di vivere quel momento in modo più simile possibile al parto naturale: “La mamma è sdraiata, il papà sta dalla parte della sua spalla. L’incisione chirurgica è molto bassa sull’addome e ciò non permette di vedere il taglio stesso, ma i neogenitori potranno vedere uscire la testa del proprio bambino, e subito dopo il suo corpo. Non ci sarà sangue come si potrebbe pensare in un intervento chirurgico, perché la breccia chirurgica è tamponata proprio dalla testa del piccolo e, insieme al ginecologo, i genitori aspettano e vivono la fuoriuscita del corpo del neonato”.
Infine, così come nelle indicazioni dell’OMS: “Si aspetta almeno un minuto per clampare il cordone ombelicale, e anche in questo caso può essere il papà a farlo se è suo desiderio. A questo punto, prendendo a modello un parto il più fisiologico possibile, il neonato sarà adagiato direttamente sul petto della mamma dove il pediatra avrà cura di monitorarlo, sempre che non necessiti di cure e test più urgenti e approfonditi per i quali l’isola neonatale è comunque pronta all’accoglienza”. Senza dimenticare che si tratta di un parto cesareo per il quale bisogna terminare l’intervento: “Si risolleva il campo chirurgico per togliere la placenta, per l’emostasi e per chiudere l’incisione, mentre pediatra o levatrice osservano l’adattamento alla vita extrauterina del piccolo, sempre pronti ad intervenire se si rendessero necessari eventuali ulteriori controlli o in caso di insorgenza di piccole complicanze”.
In conclusione, il fatto che il neonato possa essere estratto dal grembo materno più lentamente gli consente di adattarsi alla vita extrauterina in maniera graduale e con minore stress: una piccola grande magia racchiusa dentro un atto dolce, per l’appunto, che fa della nascita attraverso taglio cesareo un inizio molto promettente.
