Psicosomatica

La funzione emotiva dei sogni

UNIGE

di Alessandra Arrigoni Ravasi

Confrontando i sogni di popolazioni occidentali e non occidentali, uno studio dell'UNIGE e dell'Università di Toronto dimostra che i sogni possono avere una funzione emotiva variabile e non è ovunque uguale.

Perché sogniamo? Prodotto della neurofisiologia del nostro cervello, il sogno è un'esperienza complessa che può assumere diverse tonalità emotive e simulare in varia misura la realtà. Di conseguenza, non esiste ancora una risposta chiara a questa domanda. Uno studio condotto dalle Università di Ginevra (UNIGE) e Toronto e dagli Ospedali Universitari di Ginevra (HUG) ha confrontato i sogni di due comunità di agricoltori-raccoglitori, in Tanzania e nella Repubblica Democratica del Congo, con quelli di individui che vivono in Europa e in Nord America. Lo studio ha dimostrato che i primi due gruppi sviluppavano dei sogni più minacciosi, ma anche catartici e socialmente orientati, rispetto ai gruppi occidentali. Questi risultati, pubblicati su Scientific Reports, attestano il forte legame tra l'ambiente socio-culturale e la funzione onirica.

Il sogno è un'esperienza allucinatoria comune a tutti gli esseri umani. Il più delle volte si verifica durante la fase paradossale del sonno, nota come fase REM (Rapid Eye Movement, cioè movimento oculare rapido), ma può verificarsi in qualsiasi fase del sonno. Quali sono le funzioni fisiologiche, emotive o culturali dei sogni? Regolano le nostre emozioni? Ci preparano ad affrontare una determinata situazione? Recenti teorie suggeriscono che durante un sogno "funzionale" l'individuo simulerebbe più situazioni minacciose e/o sociali, ciò che avrebbe un vantaggio evolutivo nel promuovere dei comportamenti adatti in presenza di situazioni reali.

L'esito del sogno varia a seconda dell'ambiente e della popolazione studiata 

Per verificare queste ipotesi, i ricercatori dell'UNIGE e dell'Università di Toronto hanno confrontato il contenuto dei sogni dei BaYaka della Repubblica Democratica del Congo e degli Hadza della Tanzania - due popoli il cui stile di vita è vicino a quello dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori - con quello di diversi gruppi di individui che vivono in Europa e in Nord America (Svizzera, Belgio, Canada), compresi soggetti sani e persone con disturbi mentali. Per i BaYaka e gli Hadza, le narrazioni dei sogni sono state raccolte per due mesi sul campo da antropologi dell'Università di Toronto. I dati sui sogni dei gruppi occidentali provenivano da studi precedenti, pubblicati tra il 2014 e il 2022.

"Abbiamo scoperto che gli scenari onirici dei BaYaka e degli Hadza sono molto dinamici. Spesso iniziano con una situazione di pericolo, in cui la loro vita è minacciata, ma finiscono per mettere in scena un modo per affrontare o risolvere questa minaccia, contrariamente agli scenari dei gruppi occidentali osservati.

Per contro, nelle popolazioni cliniche, come i pazienti che soffrono di incubi o di ansia sociale, i sogni sono intensi ma non contengono un esito emotivo catartico. In questi ultimi gruppi, la funzione adattiva dei sogni sembra essere carente", spiega Lampros Perogamvros, libero docente e capo del gruppo di ricerca presso i Dipartimenti di Psichiatria e Neuroscienze Fondamentali della Facoltà di Medicina dell'UNIGE, nonché medico associato presso il Centro di Medicina del Sonno dell'HUG, che ha condotto lo studio. 

Un riflesso del tessuto sociale 

Tra le risorse a disposizione degli indigeni quando si trovano di fronte a una minaccia nei loro sogni, i ricercatori hanno osservato che quelle legate al sostegno sociale sono molto frequenti. È il caso, ad esempio, di un indigeno che racconta un sogno in cui viene investito da un bufalo in mezzo alla boscaglia, per poi essere salvato da un membro della sua comunità. Oppure quando un altro sogna di cadere in un pozzo e uno dei suoi amici lo aiuta ad uscirne. Questi sogni contengono la loro risoluzione emotiva.

"Tra i BaYaka e gli Hadza, i legami sociali sono necessariamente molto forti. Rispetto alle società più individualiste in Europa e Nord America, la vita quotidiana e la divisione del lavoro sono generalmente più paritarie. È sulla base di questo tipo di legami che queste comunità elaborano il contenuto emotivo associato alla minaccia nei loro sogni. Di fatto, queste relazioni sono strumenti emotivi utilizzati per affrontare le sfide della vita", spiega David Samson, professore associato di antropologia evolutiva presso l'Università di Toronto, Mississauga, e primo autore dello studio. Il team di ricerca suggerisce quindi l’esistenza di una stretta correlazione tra la funzione dei sogni e le norme e i valori di ogni specifica società studiata.

 "Tuttavia, in questo studio è difficile dedurre un nesso causale tra i sogni e il funzionamento diurno. Ne dobbiamo concludere che i sogni nei gruppi di individui occidentali non abbiano alcuna funzione emotiva", aggiunge Lampros Perogamvros. Infatti, nel 2019, lo stesso gruppo di ricerca aveva pubblicato uno studio che dimostrava che i "brutti sogni" negli individui occidentali, cioè i sogni con un contenuto negativo ma che non sono incubi, sono spesso simulazioni delle nostre paure che ci preparano ad affrontarle una volta svegli. Sembra che esista più di un tipo di sogno "funzionale". Il presente studio dimostra che esiste un forte legame tra la nostra vita socio-culturale e la funzione dei sogni", conclude il ricercatore.