
Rabbia: tra risorse e fiducia
di Antonio Mazzaglia
La Svizzera sta affrontando un aumento allarmante di giovani affetti da disturbi psichici, un fenomeno che ha saturato le attuali strutture sanitarie. Specchio di questa realtà è il Canton Ticino dove, negli ultimi anni, si è registrato un notevole incremento nella media annuale dei minori ricoverati con diagnosi psichiatriche. La prevalenza di depressione e disturbi nevrotici, spesso associati allo stress, emerge come causa principale di tale disagio. La situazione si complica ulteriormente a causa della difficoltà nel dialogo aperto sui problemi psichicigiovanili, una problematica esacerbata dalla continua stigmatizzazione associata alla salute mentale. Nel nostro tentativo di comprendere meglio la situazione, abbiamo visitato scuole e centri giovanili per raccogliere testimonianze significative. Abbiamo incontrato giovani spesso erroneamente etichettati come apatici, vittime di un retaggio culturale che li confronta con la generazione che li precede, percepita come più resiliente e capace. Ma questi ragazzi portano il fardello di una crisi socio-economica che hanno ereditato e che non hanno scelto. Tra le loro narrazioni*, abbiamo scoperto storie di giovani uomini e donne che affrontano sfide inedite, lottando quotidianamente per affermare se stessi in un mondo sempre più difficile, competitivo e implacabile.
*NOTA: Ogni intervistato ha chiesto l’anonimato, ma è persona nota alla redazione.
Trasformare la rabbia in energia buona
Gina è una ragazza di 17 anni ed è entrata in contatto con me attraverso i social network. Le ho chiesto di partecipare a un’intervista scritta e anonima e lei, timidamente disponibile, accetta. Durante il nostro scambio, emerge il ritratto di una persona allegra e positiva, amante della vita in tutte le sue sfaccettature e raramente soggetta all'ira. Ammette di avere difficoltà a gestire contraddizioni e imprevisti, soprattutto in ambito scolastico. Mi confida che, nonostante l'ingente impegno dedicato allo studio, talvolta le verifiche non vanno come sperato, un'esperienza che la demoralizza e le causa ansia. Quando le chiedo dell'impatto della pandemia sulla sua serenità, lei riflette su come la sua giovane età, e una mentalità differente, le abbiano permesso di minimizzare il peso del COVID e delle sue conseguenze. Come molti adolescenti, prova frustrazione nel gestire le responsabilità che accompagnano la crescita, ma non si arrende facilmente. È una ragazza matura e determinata, che trasforma la rabbia in energia produttiva e non riversa la propria negatività sugli altri. Consapevole che gli ostacoli spesso risiedono in lei stessa, si impegna a lavorare su di sé. Tra le persone a cui si affida maggiormente vi sono la nonna, fonte inesauribile di saggezza, gli amici e il fidanzato con cui condivide le sfide e le gioie tipiche della sua età.
Tutti più irascibili e meno inclini al dialogo
Maria ha 15 anni e studia per diventare infermiera. Quello che fa le piace molto: ha una vera vocazione, ama aiutare la gente. È un’amante della calma, odia la polemica così come odia perdere le staffe. Tuttavia, anche lei ha le sue “vulnerabilità”. Solitamente è la scuola a farle saltare i nervi, odia i brutti voti così come odia quando “non si fa quello che dico io!”, quando si ignorano le sue direttive o i suoi suggerimenti. Si rivela essere una ragazza autoritaria e mi confessa che è meglio non farla arrabbiare! Le chiedo cosa la fa stare bene, cosa la calma, e lei mi risponde che la sua cura è la musica: ama i ritmi ispanici e la musica trap. I suoi genitori sono la sua valvola di sfogo: “Sono il mio punto di riferimento, quando sono arrabbiata prima mi sfogo su di loro e poi cerco il loro supporto”. Ad ogni modo, confessa di essere una persona molto tranquilla e riflessiva e ci tiene a ribadirlo. Le chiedo cosa pensa della pandemia, e delle sue conseguenze sulla salute mentale, sua e delle persone che le stanno intorno: se quel periodo l’ha segnata. Mi risponde che all’epoca era molto piccola, ma ha notato un cambiamento drastico tra il prima e il dopo nelle persone che le stanno accanto: dai genitori agli insegnanti, anche gli amici. Sono tutti più irascibili e meno inclini al dialogo. È come se ci fosse meno felicità e meno altruismo; non sa dirmi fino a che punto c’entri la pandemia, ma lei lo ha notato e lo sottolinea senza fronzoli.
Timido, malinconico ma per nulla irascibile
Angelo, 16 anni, lo incontro al parco. È un ragazzo spontaneo e un po’ malinconico. Studia per diventare un tecnico del suono e ama la musica e i videogiochi (un vizio che lo tiene incollato allo schermo per ore). Lo ringrazio per avermi dedicato una parte della sua pausa pranzo. Mi confida di essere un ragazzo timido e per nulla irascibile, salvo che negli ultimi anni: sente pressioni che spesso non riesce a gestire, una malinconia che non riesce a decodificare. Non sa dirmi con certezza quali siano le cause della sua “tristezza”: forse è la monotonia che lo demoralizza. Gli chiedo se la pandemia ha peggiorato il suo stile di vita in qualche modo. Il COVID, per lui, ha cambiato tutto. Anche se, adesso, le negatività post-pandemia stanno svanendo. Gli chiedo di farmi qualche esempio. In casa i rapporti erano più tesi del solito, si parlava di meno e ci si arrabbiava di più. Alcuni suoi amici hanno assunto atteggiamenti meno conviviali del solito, altri hanno iniziato a fare uso di droghe. Anche a scuola era tutto più “strano”, “sarebbe potuta essere un’occasione affinché le persone si avvicinassero, e invece no”. Non si arrabbia spesso e, quando lo fa, non ama manifestarlo. Si sfoga sui videogiochi e mangia troppo “cibo spazzatura”. Mi confessa che ha già iniziato a lavorare su se stesso per migliorare il suo stile di vita e che vorrebbe tanto trovare una ragazza. Lo ringrazio ancora per le sue confidenze, per il tempo che mi ha dedicato, e mi congedo augurandogli buona fortuna.
La rabbia? Si sfoga studiando e in palestra
Emanuele ha 17 anni, anche se ne dimostra qualcuno in più. Abita nel Luganese, studia al Liceo Musicale e ama il Jazz. Mi dà appuntamento al campus della SUPSI, e quando gli chiedo se siamo lì perché vuole bruciare le tappe e non vede l’ora di frequentare l’Università, mi risponde che non è così: non ha fretta di crescere e si gode volentieri la sua età. Non si arrabbia frequentemente, ma gli succede più di quanto vorrebbe. Spesso prova fastidio per banalità: un piccolo difetto su cui sta lavorando. Non è molto propenso ad aprirsi, ad entrare nel merito, ma provo a stuzzicarlo un po'. Ricorda il periodo inerente alla pandemia: nonostante fosse piccolo, senza enormi pretese in merito alla socialità, ha visto le proprie abitudini cambiare, si è sentito a tratti castrato e ha notato un certo sconforto generale nelle persone che gli stanno accanto, “nella società”. Quando si arrabbia, si sfoga studiando e andando in palestra ma, confessa, non era così qualche anno fa. “Da giovane” (come se adesso fosse vecchio), alle medie, gli capitava spesso di litigare o di partecipare a qualche piccola rissa. Gli chiedo di raccontare qualche dettaglio, ma preferisce glissare, si sente cambiato, più maturo, e quando prova sensazioni negative lavora principalmente su se stesso. Gli chiedo cosa è solito fare se e quando è in balia della rabbia, per stare meglio. Niente di più semplice: dieta sana e una buona dormita. “Il sonno concilia l’esistenza”.