Perché dormiamo?

Il sonno è uno dei sei pilastri che concorrono a preservare la salute del nostro cervello

di Maria Grazia Buletti

Leonardo da Vinci faceva solo pisolini, mentre Winston Churchill dormiva 4 ore a notte. Barack Obama dorme 6 ore, Bill Gates 7. A Silvio Berlusconi bastavano poche ore per notte... ma sarà vero? Comunque la mettiamo, a proposito di sonno un proverbio irlandese dice che: “Oltre a una bella risata, un lungo sonno è la migliore cura nel libro del medico”.

Perché dormiamo? E perché tutti gli esseri viventi ne hanno bisogno?

Lo abbiamo chiesto al professor Mauro Manconi, specialista in Neurologia e in Medicina del sonno e Responsabile della Medicina del sonno del Neurocentro della Svizzera Italiana, che per prima cosa ci ha dato la misura dell’importanza del dormire: “Il sonno occupa un terzo della nostra vita. Ciò significa che il cervello spende in media circa 25 anni a dormire, e una persona passa dai 7 agli 8 anni della sua vita a sognare, attività per la quale consuma una notevole quantità di energia. Il cervello è proverbialmente un organo che lavora parecchio in economia, e se spende così tante risorse per sognare, significa che dormire è vitale e pure il sogno assume un significato saliente”. Addirittura terapeutico, avremo modo di vedere più avanti.

La premessa è che tutti abbiamo bisogno di dormire e quel “tutti” è allargato ad ogni specie animale, indistintamente: “Anche quelle di più basso livello alternano alla veglia una forma di riposo”. Oltre che necessario e vitale, il sonno è un fenomeno istintivo: “Non abbiamo bisogno che qualcuno ci insegni a dormire perché nel nostro cervello ci sono reti di neuroni da subito pre-programmati per questa attività vitale. È così importante per la vita, che privare una persona del sonno significa farla morire”.

“Il sonno è un’attività attiva, innata e vitale, assolutamente necessaria alla sopravvivenza”

Prima di spiegare la vitale importanza del sonno, il neurologo ci accompagna nei suoi meandri, a partire dal “come” dormiamo: “Possiamo definirlo come un fenomeno eterogeneo e ciclico, dettato dal fatto che nella notte attraversiamo stati di coscienza profondamente diversi”. Dunque, esistono due tipi di sonno marcatamente differenti: il sonno nonREM e il sonno REM. “Durante il primo, più profondo, il metabolismo cerebrale rallenta parecchio, mentre il consumo di ossigeno e glucosio da parte del cervello diminuiscono sostanzialmente. Per contro, il sonno REM è  più vicino alla veglia e consta in un’attività intensa, paragonabile a una veglia isolata dal resto del mondo perché è la fase deputata al sogno. Durante il sonno REM noi sogniamo, e ci ricorderemo dei nostri sogni solo se ci svegliamo dal sonno REM”.

E cos’è il sogno? “È come un paradosso caratterizzato da un’attività cerebrale molto intensa che richiede un alto consumo di zuccheri e ossigeno. Quindi, per il cervello la fase REM (ndr: quella del sogno) comporta uno sforzo importante perché deve generare  la realtà virtuale del sogno che poi vive in prima persona”.

Sonno REM e sonno nonREM si alternano in modo strutturato durante tutta la notte: “Ogni ciclo è costituito da una fase nonREM seguita da una REM, e ha una durata di circa 90 minuti, cosicché in una notte passiamo attraverso 4 o 5 cicli di sonno”.

“Ci sono molti modi di dormire, e ciò ha un impatto sulla qualità della nostra vita; il sonno può essere ridotto, assente, presente ma di cattiva o buona qualità (soprattutto nell’alternarsi delle due fasi REM + nonREM)”.

Dettata l’architettura qualitativa tipica del sonno, ci addentriamo nella quantità delle ore che passiamo fra le braccia di Morfeo: “Il sonno può essere inficiato in molti modi: per interruzione, insonnia, apnee notturne, sonnambulismo, sindrome da gambe senza riposo...”.

“Esperimenti di privazione del sonno portati all’estremo nell’animale, portano in dieci giorni 
alla sua morte”

Dunque, a cosa serve dormire? Perché è così importante?

Queste domande sono la sfida delle neuroscienze moderne che, ad oggi, ancora non hanno saputo dare responsi esaustivi: “Però sappiamo che il sonno non serve tanto a far riposare la muscolatura o a rilassarci come pensavamo, perché il risparmio energetico è comunque scarso rispetto a una notte di veglia: in una notte di sonno economizzo solo 150 calorie che non sono un risparmio muscolare per il quale basterebbe semplicemente restare fermi anche da svegli”.

Che il sonno abbia poco a che fare con il dispendio energetico muscolare è ovvio: “Basti pensare a un tetraplegico che dorme come tutti, anche se non può muoversi durante il giorno. Questo ci fa comprendere che il significato del sonno è prevalentemente associato alla mente più che al fisico”.

Sta di fatto che dormire poco, dormire male, o dormire male e poco può generare parecchi problemi di salute per comprendere i quali i ricercatori neuroscienziati hanno studiando gli effetti da privazione di sonno: “Portando all’estremo la privazione di sonno nei ratti, questi muoiono in una decina di giorni; inoltre, si è scoperto che nell’uomo un sonno interrotto e disturbato produce sintomi e disturbi di natura più mentale che fisici, come allucinazioni, aggressività, comportamenti incongrui, cambiamento dell’umore e via dicendo”.

In pratica, non dormire si ripercuote sull’essere vivente a livello sistemico: “Se non dormo, o dormo male per due o tre giorni, avrò certamente difficoltà cognitive ed emotive. E se questo succede per lungo tempo, la mancanza di sonno avrà ripercussioni sui sistemi immunitario, cardiovascolare, riproduttivo, metaboblico e persino genetico-oncologico. Infine, a lungo andare anche il lavoro a turni notturni può essere nocivo per la salute”.

Il professor Manconi ci ricorda che sui misteri del sonno e del dormire le conoscenze delle neuroscienze moderne oggi si aggirano probabilmente solo attorno a un decimo di quello che c’è ancora da scoprire, ma le scoperte salienti si possono riassumere con tre punti fondamentali: “Per prima cosa, il sonno nonREM serve a fare una sorta di opera di pulizia cerebrale, favorendo l’eliminazione di proteine di scarto, attraverso il sistema linfatico cerebrale che si pensava non esistesse, ma del quale in tempi recenti si sono scoperti piccoli e sottili vasi linfatici (tessuto glinfatico) come flussi che solo durante la notte entrano in azione di pulizia dei neuroni lavando via le proteine da loro prodotte in veglia. Oggi si sa che queste proteine, se accumulate e non eliminate, potrebbero aumentare il rischio di sviluppare una malattia neurodegenerativa come Parkinson o Alzheimer”.

Per questo, possiamo dire che il sonno è paragonabile a “un grande spazzino” e che se non dormiamo il meccanismo di pulizia non funziona e il nostro cervello ha maggiore rischio di ammalarsi. Far dormire o aumentare il sonno nonREM potrebbe quindi essere terapeutico? “Questa è la domanda del futuro che ruota attorno alla scoperta relativamente recente della gliolinfa e della sua funzione di pulizia dalle proteine nocive”.

“Il sonno REM ci spiega perché qualcuno ha paura di qualcosa e altri no: è una sorta di palestra emotiva”

“Il secondo punto è aver compreso che il sonno nonREM è fondamentale per le funzioni cognitive come memoria, linguaggio, orientamento spaziale, capacità decisionale e tutte le funzioni esecutive che si consolidano prevalentemente proprio in questa fase nonREM”. Secondo il neurologo, la vera scoperta riguarda la velocità con cui questo fenomeno di pulizia si manifesta: “Si pensava che i neuroni impiegassero anni a ramificare le loro reti, e invece ciò può avvenire anche in poche ore”. Una scoperta che concerne le sinapsi (collegamenti fra un neurone e l’altro) e i neurotrasmettitori (sostanze che ne favoriscono il dialogo, come nel gioco del telefono senza fili): “Durante il giorno, quando siamo svegli, immagazziniamo un sacco di informazioni, la più parte inutili per noi, e le sinapsi aumentano di numero e dimensione. Ma il cervello non può continuare a espandersi e questo fenomeno è sempre seguito da una fase di riduzione sinaptica, accompagnata da un’eliminazione di quelle che non ci sono utili”. Manco a dirlo, questo avviene proprio durante la notte e principalmente durante il sonno nonREM: “Elimino quelle informazioni che non mi interessano, perché i principi della cognizione non risiedono solo nella fase di acquisizione (di giorno), ma soprattutto in quella di selezione durante il sonno. Allora, in un certo senso più sono selettivo (perché la qualità del mio sonno è ottimale e la fase nonREM funziona da spazzino delle informazioni non utili) e più sono intelligente. Tenendo conto che per definizione l’intelligenza facilita l’adattamento alle cose che cambiano, così come cambia continuamente il nostro cervello con questo lavoro di costruzione ed eliminazione delle sinapsi”. Questo fenomeno è anche detto di neuroplasticità.

Ed entriamo nel merito del sonno REM, quella fase in cui si sogna: “Tutti sognano tre o quattro volte per notte. Spesso ci alziamo senza ricordarcelo perché per averne memoria dobbiamo svegliarci durante il sogno. Cosa non frequente perché di notte il sogno REM rappresenta solo il 25% del tempo di sonno, mentre quello nonREM è il rimanente 75%. Questo aumenta sensibilmente le probabilità che ci svegliamo durante il ciclo di pulizia cognitiva e non durante il sogno”. Ora abbiamo compreso le differenze sostanziali fra i due tipi di sonno che si alternano, insieme alla grande importanza del sogno che permette di mettere in scena le nostre emozioni.

Quando sogna, il cervello attua una sorta di “teatro-terapia” perché cerca di riprodurre una scena che ci permette di vivere una situazione, superando le emozioni che genera e facendone esperienza: “Alcuni esperimenti hanno dimostrato che se di notte sogno un cane che mi attacca, nel trovarmi di giorno in una situazione analoga la mia reazione emotiva di paura sarà molto inferiore a quella di chi si trova nella stessa situazione ma non lo ha mai sognato”.

I sogni si possono modificare in base a patologie come le depressioni e in certe situazioni psichiatriche, così come nello stress post traumatico che mi porta a vivere una situazione estrema e, di conseguenza, farò un sogno ricorrente che poi mi sveglierà: “Questo potrebbe essere un tentativo del nostro cervello di riproporre l’evento traumatico per poterlo superare; anche se l’eccessiva ripetizione potrebbe diventare disturbante, ma il nostro cervello pensa che, riproponendocelo in sogno, potrebbe avere un valore terapeutico”.

E allora? La risposta sull’importanza e sulla necessità che abbiamo di dormire?

“Tutti ne abbiamo un assoluto bisogno per permettere al nostro cervello di fare pulizia, il sonno e il sogno sono una sorta di palestra notturna per le attività cognitive e per le emozioni, riducendo probabilmente anche il rischio di andare incontro a una malattia neurovegetativa”.