Fra proibizionismo e legalizzazione

di Alice Buletti

Le leggi della società devono essere intrinsecamente eque e improntate al bene comune, ma non solo: devono anche dimostrarsi flessibili, adattandosi al mutare dei tempi e dei costumi, poiché delle leggi datate trascurano il benessere dei cittadini.

Questa prerogativa, risalente a più di duemila anni fa secondo quanto prospettato da Platone nella sua “Repubblica”, si dimostra ancora oggi pertinente, soprattutto quando ci si sofferma sui dibattiti sociali concernenti la revisione di leggi come quella riguardante la legge sugli stupefacenti.

“Fa riflettere il paradosso Evidenziato dagli studi sulle proprietà terapeutiche della cannabis”

Nell’ultimo decennio, in Svizzera, ci troviamo immersi nell’acceso confronto in merito alla legalizzazione della cannabis a scopi ricreativi.

La cannabis, dichiarata illegale fin dal 1951, con punizioni previste dalla legge a partire dal 1975, è stata oggetto di recenti indagini scientifiche riguardanti la sua applicazione in campo medico.

Il contesto attuale si rivela essere complesso: da un lato, siamo dinnanzi ad una sostanza considerata nociva per legge, i cui studi effettuati riguardanti l’uso medico riportano degli effetti negativi sull’organismo. D’altro canto, le sue proprietà terapeutiche rispetto alla sua azione antalgica sui dolori neuropatici sono al contempo al centro di tali studi che ne confermano un’efficacia al pari degli oppiacei e un potenziale di dipendenza a priori minimo (1).

Questo paradosso evidenzia una serie di questioni che vanno ben oltre la dimensione giuridica e politica, coinvolgendo gli interessi delle case farmaceutiche e la delicata bilancia etica tra la libertà individuale e la responsabilità collettiva.

Il dibattito

Il cambiamento legislativo richiede basi solide e regole ben definite per poter essere implementato con successo. L’Ufficio federale della sanità pubblica prevede un processo di modifica della legge sugli stupefacenti entro i prossimi 10 anni. I dibattiti su questa tematica sono profondamente radicati in una rete complessa di interessi interconnessi ed equilibri impliciti, che richiedono un’attenta analisi per delineare un quadro etico adeguato alla discussione.

Al centro di questo dibattito vi è la riflessione sulla preferibilità della legalizzazione della cannabis rispetto al modello di proibizione attualmente in vigore.

“Sensibilizzazione: pone in equilibrio Il vantaggio di ridurre il mercato illegale e un maggiore accesso alla cannabis che potrebbe aumentarne il consumo tra i giovani”

Tra i vantaggi promossi dai sostenitori della legalizzazione, emerge innanzitutto la possibilità di ridurre il mercato illegale, in quanto il proibizionismo spesso favorisce l’insorgere di un mercato nero. Di fatto, come Adrian Gschwend, responsabile della sezione politica e attuazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica osserva:

“La situazione attuale è insoddisfacente, con un mercato nero fiorente, un consumo frammentato e rischi per la salute dei consumatori, che spesso non conoscono la qualità dei prodotti che assumono”.

La legalizzazione offre inoltre l’opportunità di generare entrate attraverso la tassazione, risorse che potrebbero essere impiegate per finanziare dei programmi di prevenzione, sensibilizzazione e trattamento delle dipendenze. Non meno significativo è l’aspetto del controllo del consumo, in linea con le regolamentazioni vigenti per altre sostanze psicoattive come l’alcol e il tabacco, permettendo così l’istituzione di limiti d’età per l’acquisto e un rigoroso controllo dei punti vendita autorizzati.

Tuttavia, gli oppositori della legalizzazione temono che un maggiore accesso e disponibilità della cannabis possano aumentarne il consumo, soprattutto tra i giovani, anche se la legge dovrebbe vietare loro l’accesso, come avviene per l’alcol.

Questo solleva legittime preoccupazioni sulle implicazioni per la salute pubblica, tra cui un uso eccessivo, la dipendenza e l’eventuale impatto sulle prestazioni scolastiche e lavorative.

Quale etica?

Nell’ambito etico, le risposte a tali dilemmi morali sono intrinsecamente complesse, poiché le società si modellano attraverso intricati compromessi che convergono versoil bene comune. In questo contesto, emerge un concetto apparentemente semplice ma profondamente rilevante: la necessità di adottare una prospettiva contemplativa, rimuovendo l’eco delle fazioni più estreme.

È importante ricordare che l’estremismo, in qualsiasi forma, non rispecchia la volontà collettiva e spesso porta con sé l’ombra di ciò contro cui si scaglia. Attualmente, il proibizionismo ha dimostrato la sua inefficacia nel contenere il consumo di cannabis, evidenziando la sua inadeguatezza nel risolvere il problema che si prefiggeva di eliminare. D’altra parte, è doveroso ricordare che la legalizzazione non implica necessariamente una completa liberalizzazione, ma piuttosto un rigoroso processo di regolamentazione.

“Fra proibizionismo e legalizzazione: bisogna ricordare che l’estremismo porta con sé l’ombra di ciò contro cui si scaglia”

Al centro di questa discussione vi è l’importante equilibrio tra il principio fondamentale della libertà individuale, caratteristico delle società democratiche, e l’imperativo di una responsabilità collettiva, che vede la società stessa come garante del bene comune e del benessere collettivo. La sfida delle società moderne consiste nel conciliare queste componenti sociali apparentemente contrapposte.

Da un lato, emerge la difesa della legalizzazione della cannabis per scopi ricreativi in nome della libertà collettiva, ossia il diritto di ciascun cittadino a prendere decisioni autonome sulla propria vita, a condizione che queste scelte non ledano gli altri membri della comunità. Sotto quest’ottica, la legalizzazione consentirebbe ai membri della società di compiere una scelta ponderata riguardo al consumo della cannabis, considerandolo alla stregua di altre decisioni personali.

Tuttavia, è fondamentale che i cittadini siano giustamente informati ed educati riguardo a un uso moderato delle sostanze psicoattive, e questa educazione deve iniziare a livello familiare, poiché la responsabilità individuale gioca un ruolo cruciale nella construzione societale.

D’altro canto, questa libertà individuale richiede una bilanciata attenzione affinché non interferisca con il principio di responsabilità collettiva, il quale agisce come custode del bene comune ed implica la prevenzione dei danni alla salute pubblica e la tutela della sicurezza. In questa complessa tensione tra l’autonomia individualee il bene collettivo, risiede l’essenza stessa dell’etica connessa alla legalizzazione della cannabis.

Questo delicato bilanciamento dovrebbe essere condotto tenendo presente l’idea rousseauiana della volontà generale come fondamento di una società equa, dovele decisioni politiche dovrebbero promuovere il bene comune, permettendo a ciascun cittadino di contribuire a questo scopo.

Applicato al contesto del dibattito sulla cannabis, il concetto di volontà generale solleva domande di vitale importanza: come garantire che le decisioni siano orientate esclusivamente al bene pubblico, al di là degli interessi economici di terze parti?

Le case farmaceutiche figurano tra questi attori interessanti, in quanto, pur esercitando un ruolo cruciale nel campo della ricerca e dello sviluppo di trattamenti medici, possono avere una notevole influenza sulle politiche sanitarie e un impatto significativo sull’accesso ai trattamenti e sulla salute pubblica.

Dinnanzi a dibattiti riguardanti delle decisioni politiche che toccano la salute pubblica, è cruciale esaminare il contesto in cui si definiscono tali leggi per individuare il punto d’equilibrio dove poter conciliare volontà generale e benessere pubblico in un rapporto equilibrato con gli interessi economici.

Trasparenza, regolamentazione rigorosa e coinvolgimento attivo dei cittadini informati sono essenziali per assicurare che le politiche sanitarie siano orientate verso la salute pubblica. In tal modo, il contesto medico può essere plasmato dalla volontà generale della società e delimitato dalla ricerca scientifica improntata a fornire delle solide basi d’informazione in campo medico sulle quali indirizzare l’andamento legislativo, permettendo in primo luogo di operare delle scelte informate ma anche di determinare l’impatto di tali decisioni legislative sulla salute pubblica.

Questo processo dovrebbe prescindere dagli interessi economici di terzi, al fine di creare un sistema sanitario equo e improntato all’etica. Tale sfida etica rappresenta una profonda riflessione sull’essenza stessa della democrazia e sui valori che guidano la nostra società.

In un mondo caratterizzato da conflitti di interessi e divisioni estreme, dobbiamo costantemente cercare un equilibrio, mantenendo salda la fiamma del bene comune come faro della nostra decisione.

La sfida etica di oggi è trovare un terreno comune che rispetti le libertà personali senza compromettere il bene pubblico.