
Una sanità INsalute: la visione
a colloquio con il dottor Christian Garzoni, presidente medIX ticino e Sara Riboldi, Membro Comitato Direttivo medIX ticino
di Maria Grazia Buletti
I dati più recenti indicano un preoccupante aumento delle malattie croniche e il progressivo invecchiamento della popolazione.
Al tempo stesso, assistiamo al crescente diffondersi dei problemi legati a obesità e sovrappeso.
L’effetto combinato di questi elementi determina una forte pressione sulla spesa e pone seriamente a rischio la tenuta del nostro sistema sanitario.
Intanto, l’aumento dei premi cassa malati ha fatto capolino in modo alquanto pesante per le economie domestiche e il tempo delle scuse è davvero finito: bisogna affrontare i problemi legati alla politica sanitaria e, in questa legislatura, la massima priorità del Parlamento dovrà essere data al contenimento dei costi sanitari.
È giunto il momento di riflettere su una “sanità sostenibile” e di informare i cittadini sull’importanza della prevenzione, sensibilizzandoli sul valore assunto dalla presa a carico multidisciplinare.
Il ruolo centrale del medico di famiglia viene da più parti proposto come un elemento centrale per trovare una soluzione a queste problematiche, e le reti di medici sono una realtà nata in Svizzera da tempo per rafforzare l’operato dei medici di famiglia sul territorio e favorire le cure integrate.
Parliamo di “cure integrate”, del ruolo del medico di famiglia e della responsabilità di ciascuno necessaria al mantenimento del nostro bene più prezioso: la salute, con un occhio alla spesa sanitaria, in un colloquio con il dottor Christian Garzoni, (specialista in medicina interna generale e malattie infettive) presidente mediX ticino, e con Sara Riboldi, membro del Comitato mediX ticino.
Parlando di “cure integrate” ci rendiamo conto che il “medico di famiglia o di prossimità” assume un ruolo sempre più grande nell’ambito della gestione del paziente.
Cosa sono le cure integrate? E qual è il ruolo del medico di famiglia per una presa a carico individualizzata e “sostenibile”?
Le cure integrate sono un percorso assistenziale pianificato secondo le specifiche necessità del paziente che prevedono la presa a carico da parte di un unico attore sanitario, tipicamente il medico di famiglia, che fungendo da coordinatore delle cure, definisce insieme al paziente il percorso diagnostico e terapeutico più idoneo coordinando i diversi atti sanitari in ottica multidisciplinare al fine di garantire il migliore percorso di cura.
In questo contesto il medico di famiglia viene giustamente riportato al centro del processo di cura favorendo una medicina di famiglia di alta qualità ed eccellenza e sostenibile nel tempo grazie ad un utilizzo razionale delle risorse.
Il medico di famiglia, nella sua la sua funzione di gatekeeper, cioè quale punto d’entrata nel sistema sanitario, favorisce il contenimento dei costi, facilitando il coordinamento dei vari attori sanitari ed evitando il deterioramento qualitativo nel processo di cura tanto quanto inefficienze nella spesa sanitaria (ad es. evitando esami doppi o inutili secondo l’istoriato clinico del paziente) e parallelamente ne aumenta la qualità.
Inoltre se il medico di famiglia è membro di una rete, il risultato sarà amplificato, cosa anche dimostrata negli studi. L’obiettivo primario della rete.
Cos’è la “rete” e quale il suo obiettivo primario?
La rete ha come obiettivo primario una medicina di famiglia di alta qualità, ottimizzando le risorse impiegate attraverso la figura centrale del medico curante che funge da gatekeeper e che parallelamente persegue anche l’intento di sviluppare e curare la cooperazione tra i medici di base e i vari attori del sistema sanitario (in particolare specialisti, ospedali, cliniche, assistenza a domicilio, ecc.).
L’essere in rete permette di poter investire in attività, quali ad esempio i circoli di qualità e lo sviluppo di progetti di qualità di rilevanza per la cura del paziente, che sarebbero impensabili per il singolo medico. Grazie a queste attività, si mantiene il focus sull’efficacia e l’efficienza delle cure.
Le reti dei medici di famiglia esistono in Ticino da 4 anni, ma da oltre vent’anni sono già una realtà di successo nel resto della Svizzera, dove convivono decine di reti di medici.
Nascono sempre più “Centri medici” come studi di differenti figure mediche sotto uno stesso tetto.
Quali possono essere i vantaggi per il paziente?
Vi sono benefici nella razionalizzazione delle spese mediche?
Uno dei vantaggi per i singoli pazienti è la prossimità alle cure e l’accesso diretto a diversi specialisti in uno stesso luogo, ma spesso vengono generate delle spese eccessive o addirittura inutili se il processo di cura non viene definito e coordinato da un medico di famiglia che ne garantisca l’utilità e l’efficacia.
Vi è anche il rischio di delegare atti medici a specialisti che in realtà sono nelle competenze del medico di famiglia.
È fondamentale individuare delle terapie che siano efficaci sul singolo, secondo il proprio istoriato clinico, e questo è fattibile solo se sussiste una figura medica, quale il medico di famiglia, che valuti il da farsi secondo criteri di qualità validati scientificamente.
Le risorse non sono infinite e il costante aumento dei premi delle casse malati ne è la prima evidenza: questo pone l’accento su quanto sia effettivamente necessario o meno fare, evitando abusi o sprechi inutili per il bene della comunità.
Purtroppo essere presi a carico in un “centro” non garantisce una medicina efficiente ed efficace, ma porta con sé il rischio di “dispersione” delle cure tra svariati specialisti e un aumento dei costi per atti anche non strettamente necessari.
La presa a carico Multidisciplinare: cosa significa e quali vantaggi comporta?
Cosa andrebbe migliorato oggi?
Il concetto di presa a carico multidisciplinare deve riferirsi a due contesti.
Il primo contesto è quello della medicina specializzata e altamente specializzata. La medicina di oggi è diventata estremamente complessa, e offre delle possibilità diagnostiche e terapeutiche che erano impensabili anche solo 10 anni fa. Parallelamente vi è stata anche una specializzazione e superspecializzazione degli “specialisti”.
Esempi di questo tipo sono per esempio i trapianti, i casi particolari di tumori o le protesi ortopediche infette. Pazienti con queste malattie relativamente rare e molto complesse che necessitano un folto gruppo di medici specialisti per un trattamento ottimale, vengono trattati proprio in “team”: il lavoro multidisciplinare sta nel coordinare al meglio l’intero processo di presa a carico di una singola patologia.
Il secondo contesto è quello della medicina di famiglia, dove è molto importante la multidisciplinarietà della presa a carico del paziente polimorbido.
Tipicamente é il paziente anziano o grande anziano che presenta più malattie, dal diabete al problema cardiaco, dal problema polmonare alle difficoltà della marcia e dell’apparato muscolo-scheletrico: qui è fondamentale avere un medico di famiglia che svolge il lavoro di coordinatore, in modo tale che il paziente possa essere curato a domicilio, e dove altri fattori essenziali nella presa carico possano interagire al meglio, sia i medici specialisti, ma anche altre figure paramediche essenziali come il fisioterapista e i servizi di cure a domicilio.
Le reti di medici hanno sempre ritenuto fondamentale spingere il processo di coordinamento a un suo massimo attraverso il concetto di cure integrate, per garantire in primis una medicina di qualità mantenendo la persona il più a lungo al proprio domicilio, ma anche assicurando un ottimale coordinamento per ridurre gli sprechi, i doppioni e/o le ospedalizzazioni.
I costi della salute ruotano attorno all’asse “assicurazione malattia – paziente – medico” e salgono, mentre gli assicuratori spingono sempre più su modelli assicurativi (individuali per ciascuna assicurazione).
Esiste un modello assicurativo che potrebbe migliorare la situazione?
Come anticipato, nei modelli “medico di famiglia in rete o moderno” il gatekeeper (il “cancello di entrata al sistema sanitario”) ha un ruolo centrale: è il medico di famiglia a cui i pazienti devono sempre rivolgersi in prima istanza in caso di malattia e che si occuperà, se necessario, di attivare e coordinare altri attori sanitari sul territorio quali ad esempio i medici specialisti.
In questi modelli detti “alternativi” secondo quanto definito dalla LaMal, il paziente/assicurato può scegliere di limitare la propria scelta a dei prestatori di cura (es. proprio medico di famiglia) a fronte di un premio più vantaggioso.
I pazienti scelgono di affidarsi a modelli assicurativi alternativi optando per la scelta di un medico di famiglia membro di una rete a cui dovranno sempre rivolgersi in caso di necessità e che gestirà e coordinerà interamente il suo percorso di cura.
In questo modo, il paziente beneficerà non solo di una scontistica sul premio assicurativo, ma in primis di un medico di famiglia a lui dedicato che potrà seguirlo e consigliarlo al meglio in caso di necessità.
Attualmente più del 40% della popolazione ticinese opta per questi modelli.
Non riteniamo invece che i “call center” puri come gatekeeper siano di vero vantaggio, in quanto l’interlocutore telefonico che risponde al bisogno del paziente non lo conosce; meglio quindi prediligere modelli con il medico di famiglia come “coordinatore”.
D’altra parte, i pazienti faticano a capire questo discorso della “rete” medica.
Come possiamo spiegarlo in sintesi?
In un modello “medico di famiglia in rete” il medico della rete è incaricato di coordinare, insieme al paziente, gli invii agli specialisti, le ospedalizzazioni e le analisi del paziente, e via dicendo.
Ad esempio, quando un paziente si ammala o ha bisogno di essere indirizzato a uno specialista, deve contattare il suo medico di famiglia della rete che, nella sua funzione di gatekeeper, esegue la prima valutazione e la presa a carico.
Se e solo se necessario, lo indirizza a medici specialisti che a loro volta forniranno un riscontro al medico di famiglia.
Questo sistema incentiva un approccio orientato ai reali bisogni del paziente, favorendo un ricorso primariamente al medico di famiglia e sostenendo parallelamente la massima qualità a livello di cure; questo grazie a criteri di qualità sempre attuali e validati scientificamente che permettono di garantire un’efficienza nelle spese a carico del sistema, con la riduzione di eventuali sprechi per l’intera comunità.
Allo stesso tempo, i medici di famiglia beneficiano di questo “lavoro in rete” con i propri colleghi e dei criteri di qualità che le reti impongono ai propri medici: il tutto nell’ottica di un incremento della qualità che si riversa sulle cure prodigate e sui pazienti.