Una protesi cambia la vita

COME MIGLIORARE LA VITA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

di Filippo Nishino

Nel cuore pulsante dell’innovazione e della solidarietà, si posiziona l’associazione Swisslimbs, incarnazione di un sogno umanitario che trova le sue radici nel profondo desiderio di Ismael Mohamed, un tecnico ortopedico le cui mani hanno intessuto speranza e rinnovamento per vent’anni sotto l’egida della Croce Rossa in terreni di conflitto come Iraq, Siria e Giordania.

La sua visione era tanto semplice quanto rivoluzionaria: creare una protesi sotto ginocchio accessibile a parità del costo di un paio di scarpe, rendendo così la mobilità un diritto universale piuttosto che un lusso.

Con le premesse di quest’intuizione fulminante, Mohamed ha ripensato il tradizionale processo produttivo delle protesi, dando vita a «Monolimb»: un prodotto che, grazie al suo costo estremamente ridotto, ha portato a una svolta epocale nel mondo delle protesi. Questa tecnologia, inizialmente brevettata, ha cercato in un primo tempo la sua strada nel mercato svizzero.

Tuttavia, a questo punto le aspettative commerciali si scontrano con una realtà imprevista perché il modello di business scelto non è in grado di sostenere l’innovazione che Monolimb porta con sé. Per questo la società, ai tempi conosciuta come Swissleg, giunge al doloroso passo della liquidazione.

Ma è proprio nell’abisso del fallimento che si celano i semi della rinascita. Quindi, Filippo Nishino vi intravvede la luce di una visione più grande. Una visione che trascese i confini aziendali. E con queste premesse, egli raccoglie il testimone nell’ambito di una prospettiva rinnovata.

Il potenziale straordinario individuato dall’attuale presidente di Swisslimbs si orienta allora verso un investimento nell’umanità, abbandonando il profitto pecuniario.

Così, il modello commerciale è stato sciolto, la licenza liberata e il brevetto reso gratuito, permettendo a Swisslimbs di emergere come un faro di beneficenza.

“Nell’abisso del fallimento si celano i semi della rinascita”

Da allora, Swisslimbs non si limita a donare protesi a chi ha perso un arto; la sua missione diventa quella di trasferire la tecnologia nei paesi in via di sviluppo.

Questo obiettivo ambizioso si realizza attraverso la formazione di tecnici ortopedici locali, in modo da creare un circuito virtuoso di autonomia e competenza che permette alle comunità di crescere e di fornire assistenza indipendente ai loro membri.

Un paradigma che trasforma la vita di migliaia di persone, restituendo loro non solo la mobilità ma anche la dignità e la speranza di una vita attiva.

E allora, ogni protesi rappresenta una storia di resilienza, un capitolo di umanità scritto con la forza dell’innovazione e del cuore.

L’impulso di Swisslimbs si propaga ben oltre la distribuzione di ausili funzionali; è un movimento che celebra la solidarietà globale e l’empowerment.

Pensiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che oltre un miliardo di persone vivono una forma di disabilità, l’80% delle quali si trova nei paesi in via di sviluppo.

È immaginabile come la necessità di intervento sia urgente e impellente. Di fatto, in queste regioni la disabilità non è solo una condizione fisica, ma si trasforma in un ostacolo totalizzante al lavoro, al guadagno e all’istruzione, che incide profondamente sulla qualità della vita e sull’integrazione sociale.

Uno dei progetti iniziali, fu avviato nel 2016 nella città di Irbid, in Giordania, situata vicino al confine con la Siria, segnando l’inizio di una missione senza precedenti. Qui, il nostro impegno ha trovato la sua prima applicazione concreta, attraverso la cura di pazienti siriani vittime di mine e bombe, a testimonianza della sollecitudine dell’associazione nei confronti di coloro che hanno subito perdite immense.

In Tanzania, i tecnici ortopedici hanno assistito persone che avevano perso gli arti in incidenti o a causa di malattie; in Sud Sudan e Sierra Leone, hanno allungato una mano verso coloro che portavano le cicatrici indelebili della guerra. Le storie dei nostri pazienti sono diverse e toccanti, ma unite dal filo comune del desiderio di recuperare una mobilità che possa restituire loro la dignità e la capacità di procedere nella vita, non solo fisicamente ma anche socialmente e psicologicamente.

Ad oggi, il battito incessante del nostro cuore non conosce confini, e continuiamo ad espandere la nostra rete di collaborazioni stringendo alleanze con istituzioni, governi e altre organizzazioni non profit. Ogni passo avanti è un passo verso un mondo in cui la perdita di un arto non è più sinonimo di disabilità, ma di un nuovo inizio: una sfida superata con coraggio e innovazione.

Le statistiche parlano da sole: fino ad oggi, in parecchi Paesi l’associazione ha riabilitato 7 centri ortopedici, formato 327 tecnici ortopedici, costruito un ospedale, rinnovato un centro scolastico, trattato oltre 14’000 pazienti e completato 42 missioni di formazione. Ne emerge una mappa di solidarietà e innovazione che si estende in Jordan, Uganda, Tanzania, Mozambico, Kenya, India, Sierra Leone e Ruanda.

Con la nostra storia di “fallimento trasformato in trionfo”, siamo testimoni viventi del fatto che, anche quando un modello commerciale si infrange, la speranza e la visione possono raccoglierne i frammenti per costruire qualcosa di più grande: una realtà dove la tecnologia e la compassione si uniscono per cancellare i limiti del possibile.

È un movimento che si batte per un mondo in cui ogni passo può essere un balzo verso il futuro. La nostra missione continua a espandersi, alimentata dalla convinzione che migliorare la vita di una persona alla volta possa eventualmente cambiare il mondo intero, un passo dopo l’altro, una protesi alla volta.