Sistema sanitario: prognosi riservata

di Amalia Mirante

Il tema dei costi della salute e del suo finanziamento è uno tra i più complessi da discutere. E come tale, purtroppo non può avere soluzioni semplicistiche. E non perché ci sia una sorta di complotto nel nascondere le cose, semplicemente perché ancora nessuna nazione, tra quelleeconomicamente avanzate, ha trovato una ricetta unica e funzionante.

Da decenni si stanno sperimentando formule differenti che si fondano sulla presenza più o meno marcata dello Stato come avviene spesso negli ambiti che stanno nella zona grigia tra il settore pubblico e quello privato. Alcune nazioni hanno scelto di avere un sistema interamente statale pagato con le imposte e i cui fornitori di prestazione come i medici e gli ospedali sono pubblici. Altre nazioni hanno scelto una via di mezzo facendo capo a un modello che unisce elementi del mercato con elementi del servizio pubblico. Altre ancora hanno scelto di appoggiarsi maggiormente al settore privato.

“Ogni nazione adotta formule differenti di modello sanitario”

In questo articolo noi ci riferiamo al sistema svizzero che, accanto alla concorrenza tra assicuratori (casse malati) e fornitori di servizi (medici), aggiunge regole più sociali come l’obbligo di assicurazione generalizzato, i sussidi per coloro che non sono in grado di pagare e i premi non in funzione del rischio individuale.

Il sistema attuale: costi e finanziamento

Gli ultimi dati statistici ufficiali pubblicati si riferiscono all’anno 2021. I costi sanitari ammontavano a 86.3 miliardi di franchi, l’equivalente del 12% del valore di quell’anno dell’intera produzionedi beni e servizi svizzera (il Prodotto interno lordo era di 740 miliardi). Questo indicatore dice tutto e niente: in effetti, paragonato ad esempio agli altri paesi europei con il nostro stesso tenore di vita, non indica particolari differenze.

Analizzando i costi emerge che la fetta più grande è la fattura degli ospedali (ca. 30.5 miliardi di franchi), seguita dagli istituti medico-sociali (infrastrutture che accolgono le persone anziane e con disabilità, come le case per anziani o gli istituti per disabili, ca. 14 miliardi CHF), dagli studi medici (ca. 13 miliardi CHF) e dagli altri fornitori di prestazioni ambulatoriali e a domicilio (come, per esempio, gli Spitex – cure a domicilio degli anziani, ma anche i fisioterapisti o gli infermieri indipendenti, ca. 7.5 miliardi CHF).

Studiando il tipo di prestazione scopriamo che i costi maggiori sono generati per i trattamenti curativi, somatici (ca. 31 miliardi CHF), seguiti dai trattamenti di lunga durata (13.5 miliardi CHF), dai beni per la salute (compresi i medicamenti negli ospedali e negli studi medici, ca. 13 miliardi CHF) e dai costi per l’amministrazione (ca. 6 miliardi CHF).

“L’aumento dei costi sanitari comporta molto probabilmente l’aumento dei premi di cassa malati”

A pagare questi costi sono principalmente le famiglie che coprono circa 50 miliardi (il 58%) tra premi dell’assicurazione obbligatoria, per le complementari e partecipazione diretta ai costi (per esempio la franchigia e la partecipazione del 10% delle spese). Al secondo posto troviamo lo Stato con quasi 30 miliardi suddivisi tra Confederazione, Cantoni e Comuni. In particolare, ci si riferisce ai pagamenti per le prestazioni (finanziamento degli ospedali) e i sussidi alle assicurazioni sociali (pensiamo al sussidio dei premi cassa malati o alle prestazioni complementari). Infine, le imprese versano circa 6 miliardi.

I premi cassa malati rappresentano quindi una delle fonti principali del finanziamento. Comprendiamo subito che se i costi della salute aumentano, molto probabilmente anche i premi cassa malati aumenteranno.

Perché i costi sanitari aumentano

Nel mese di settembre del 2023 è stato annunciato il “solito” aumento dei premi cassa malati per il 2024. Nel Canton Ticino sarà mediamente del 10.5% contro una media nazionale dell’8.7%. Ma perché i premi cassa malati aumentano? È vero che c’è una relazione con gli aumenti dei costi? E se sì, a cosa sono imputabili questi ultimi?

Innanzitutto, dobbiamo rilevare che l’aspettativa di vita aumenta di anno in anno; questo significa che viviamo più a lungo e che generiamo più costi sanitari ritenuta giustamente la qualità di vita degli anziani. Se guardiamo al caso svizzero, vediamo per esempio che le persone con più di 61 anni generano circa il 50% dei costi della salute seppur rappresentino meno del 25% della popolazione totale. E questo dipende da diversi fattori.

“Il progressivo aumento della speranza e della qualità di vita genera maggiori costi sanitari”

Per esempio, gli studi confermano che all’aumentare dell’età aumenta il numero di malattie croniche, o ancora che i costi sanitari totali aumentano con l’età. Questo implica che, garantendo cure adeguate e una qualità di vita dignitosa a tutti, più si invecchia più aumentano i costi.

Ma altri fattori incidono sui costi della salute, primo tra tutti il continuo progresso tecnologico che porta a cure e prodotti migliori: pensiamo all’evoluzione che è stata fatta, per esempio, per una malattia molto diffusa come il diabete. Questi miglioramenti costano: è innegabile.

Da non sottovalutare neppure il ricorso maggiore alla medicina in una società dove il benessere economico aumenta, o gli stessi limiti “tecnici” di un settore come quello della sanità caratterizzato da aumenti salariali regolari (quindi costi che salgono) accompagnati però da piccoli aumenti di produttività.

Infine, esistono anche ragioni tecniche che spiegano perché i premi cassa malati aumentino percentualmente di più dei costi della salute. Ad esempio, il nuovo meccanismo pensato per il finanziamento degli ospedali SwissDRG ha fatto sì che una buona parte di costi ricadano sull’ambulatoriale che è finanziato solo con i premi.

Le soluzioni in discussione

Analizziamo ora le soluzioni che propone al momento la politica. La prima è il passaggio a una cassa malati unica e statale. È una ventina di anni che se ne parla, ma finora non è stato presentato nessuno studio scientifico indipendente che ne mostri i vantaggi in termini di riduzione dei premi. Persino il Consigliere federale uscente, a capo del Dipartimento sanità da 12 anni, ha criticato questa soluzione. In effetti, vediamo subito che la gestione pubblica non avrebbe nessun particolare impatto sui fattori che causano l’aumento dei costi. L’unico possibile risparmio potrebbe essere sui salari di qualche funzione quadro, anche se nemmeno questo è scontato guardando agli stipendi dei dirigenti delle FFS o della Posta che sono più alti di quelli dei Consiglieri Federali.

“L’aumento dei costi sanitari e del loro finanziamento necessita soluzioni serie e rigorose”

La seconda soluzione prevede di finanziare la cassa malati unica con un pagamento dei premi in funzione del reddito, pari a un massimo del 10% di quello totale. Anche in questo caso nessuna cifra è stata fornita, tuttavia la consultazione fatta tra i Cantoni parrebbe già aver dato esito negativo poiché questo sistema andrebbe a gravare ancora maggiormente sulle casse pubbliche. I limiti di questa proposta appaiono a prima vista. Supponendo realisticamente che i premi non aumenterebbero per chi è al beneficio dei sussidi e nemmeno per chi paga meno del 10%, tutta la spesa ricadrebbe sugli altri. I redditi estremamente elevati sono molto pochi e non possiamo pensare di far pagare loro l’intera fattura sanitaria, ritenuto anche che la loro mobilità è estremamente elevata. Di conseguenza, ancora una volta i costi ricadrebbero sul ceto medio.

Un’altra proposta in discussione è quella di limitare i costi sanitari al 10% del prodotto interno lordo. Il rischio più grande di questa proposta è di portare al razionamento delle cure, come pure all’impraticabilità della stessa: se ci accorgessimo nel mese di settembre di aver esaurito il “credito” per la sanità cosa faremmo? Non faremmo più appendiciti perché fuori budget? Non copriremmo più il rimborso di medicamenti necessari e magari vitali?

In conclusione, appare evidente anche ai non addetti ai lavori che la questione dell’aumento dei costi sanitari e del suo finanziamento è un tema molto complesso e che necessita di soluzioni serie e rigorose e non di slogan elettorali. Nei prossimi anni questa dovrà essere la priorità numero uno della politica. Il nostro auspicio è che si trovi il coraggio di studiare progetti innovativi come la creazione di nuove assicurazioni sociali che vadano a risolvere anche i problemi legati all’AVS.

Oggi la nostra società non è più quella degli anni ‘50 ed è a questa che bisogna dare risposte salvaguardando al massimo le solidarietà intergenerazionali e quelle tra sani e malati.

Solo affrontando queste questioni il paziente “sistema sanitario svizzero” ha davvero una possibilità di guarire.