
Il (nuovo) ruolo del curante
di Chiara Cattaneo
“Inter-professionalità e inter-disciplinarietà del Team di cura”: questa è la “chiave di volta” per l’efficacia organizzativa di un sistema di cure integrate, laddove anche la figura dell’infermiere (sostantivo questo che intende includerne i 2 generi) viene ad assumere valore di “insostituibile partner erogatore di tutte quelle prestazioni, a specifica valenza assistenziale” per il soddisfacimento dei bisogni potenziali o reali nel campo e nel dominio della salute della persona.
Due elementi conoscitivi di contesto sono d’obbligo per comprenderne a pieno le ragioni che andiamo ad analizzare:
In questi recenti decenni, l’infermieristica ha visto e agito profondi cambiamenti, a partire dai rivisitati modelli formativi. I Paesi anglofoni ne erano stati pionieri già ancora a metà dello scorso secolo. Dagli anni Novanta, la confinante Italia ha paro-modo avviato questo cammino in contesti universitari. Altrettanto in Svizzera, dove i percorsi professionalizzanti per gli infermieri hanno visto, e sono tuttora, oggetto di costante adattamento e revisione dei core-curriculum, ossia delle conoscenze essenziali e basilari dei programmi di studio, per poter sempre meglio essere aderenti alle mutanti esigenze della domanda sanitaria di salute della collettività.
Così, oltre al diploma triennale di base che abilita all’esercizio con il profilo di “infermiere in cure generali (ICG)”, ulteriori percorsi di studio di Master conferiscono il titolo superiore di “infermiere esperto clinico / Advanced Practice Nurse (APN)”, come altrettanto formalmente è denominato.
La specializzazione superiore riguarda sia competenze cliniche di area (ad esempio cure intense, salute mentale, oncologia, sanità pubblica sul territorio) che quelle organizzative e decisionali correlate alla funzione.
Gli infermieri in cure generali e gli infermieri esperti clinici / Advanced Practice Nurse possono operare in forma dipendente, o anche autonoma-indipendente, in tutte le aree del continuum salute-malattia: prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione. Oggi, cooperazione e collaborazione con altri professionisti sono intese e insegnate come un imperativo punto di forza dell’infermieristica, nel rispetto sia del proprio che dell’altrui ambito di competenza disciplinare.
“Prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione: la medicina integrata individua precocemente i potenziali bisogni di salute prima della malattia manifesta”
Nel secondo elemento conoscitivo si osserva che i servizi sanitari evoluti stanno orientando sempre più la propria visione, e investendo i propri sforzi nel campo della cosiddetta “medicina d’iniziativa”. Questo avviene laddove un modello di cure integrate ne diventa concreta e tangibile espressione tecnico-organizzativa.
Nella “medicina d’iniziativa”, la “prevenzione” acquista forza e priorità assoluta sia nel suo significato di “tensione e mantenimento del miglior stato di benessere psico-fisico della persona”, sia al tempo stesso, di “tensione alla prevenzione e al miglioramento della gestione delle malattie croniche” (per evitarne, ridurre e contenere le complicanze).
Nel paradigma della medicina d’iniziativa non si agisce dunque solamente sulla persona già malata (che è invece la visione riduttiva della cosiddetta “sanità di attesa”), ma si privilegia una sistematica e proattiva presa in carico per intercettarne precocemente i bisogni potenziali di salute prima ancora che la malattia si manifesti o si cronicizzi.
Quale, allora, il contributo professionale, e quali possibili esempi di pratica dell’infermiere oggi in un modello di cure integrate?
Nell’ambito della prevenzione primaria (che è volta al controllo dei possibili fattori di rischio di malattia) l’infermiere può ad esempio promuovere e contribuire a sostenere campagne educazionali sui temi dei corretti stili alimentari, della corretta e sicura conservazione dei medicamenti, del sano movimento e della prevenzione delle cadute accidentali in ambienti domestici.
A livello di attività delle cure sul territorio e a domicilio egli può agire, in continuità collaborativa di team sanitario e soprattutto con la figura del medico di famiglia:
con visite al domicilio del paziente per un sistematico controllo dello stato di salute (ad esempio: rilevazione della pressione arteriosa, glicemia della saturimetria e via dicendo);
per possibile somministrazione diretta di medicamenti;
per medicazioni complesse;
nonché per azioni di insegnamento e di controllo riferite alla corretta auto-assunzione delle terapie previste nel piano di cura dell’assistito.
“Il ruolo dell’infermiere assume un ruolo attivo nella prevenzione primaria, volta al controllo di possibili fattori di rischio per l’insorgenza di una malattia”
In ambito medico si parla infatti di “aderenza terapeutica” che è la misura della capacità e l’impegno del paziente, dei familiari o altri “care-giver” (ad esempio badanti), ad attenersi e rispettare correttamente l’assunzione di farmaci o altre terapie e indicazioni, soprattutto se particolarmente potenzialmente rischiose per possibili danni alla salute, qualora venissero mal gestite.
In tal modo, un fondamentale imperativo assumono relazione, comunicazione e dialogo, nonché ingaggio e stimolo alla attiva partecipazione, operati dall’infermiere nei confronti del singolo paziente e del suo entourage di vita. E questi sono a tutti gli effetti i contenuti delle sue attività professionali, sostenendo altresì il ruolo “agito-attivo” del cittadino nel suo stesso processo di cure.
Nell’ambito di percorsi e prestazioni erogate a livello di strutture ospedaliere, l’infermiere “care manager” di un team di cure integrate, può ad esempio agire con strumenti di accertamento e valutazione infermieristica specifici e atti a intercettare precocemente le condizioni di bisogno su pazienti definiti “complessi” al momento della dimissione, per necessità di prosieguo a domicilio delle loro cure. In tal modo, si assicura per tempo l’attivazione di tutte le dovute collaborazioni di tipo socioassistenziale e sociale presenti sul territorio, e questo fa sì che sia il paziente che la famiglia siano accompagnati e supportati per il percorso “del dopo ospedale”’.
Ulteriori esempi di impegno operativo dell’infermiere
Essi possono spaziare dalle collaborazioni interdisciplinari nei percorsi di autocura e di educazione terapeutica dei pazienti per gruppi di specialità, (come ad esempio per le persone stomizzate o sottoposte a dialisi, le donne affette da patologie alla mammella e via dicendo), all’indirizzo e/o l’accompagnamento dei pazienti/utenti per l’accesso da paziente ambulante alle strutture e ai servizi che vanno a comporre la rete delle cure integrate.
Questo perché uno dei principi cardine del modello è infatti la dimensione della “continuità” dei percorsi di cura di un cittadino per aspetti di coerenza logica e anche temporale di accesso e di utilizzo dei servizi e strutture della rete sanitaria da parte dell’utilizzatore e beneficiario. Ciò permette di evitare doppioni di prestazioni e trattamenti soprattutto diagnostici, possibili ritardi, scollegamenti o, non da ultimo, anche possibili vuoti di cure sanitarie, a danno del paziente stesso.
“Principio cardine del modello di cure integrate è la dimensione della continuità dei percorsi di cura”
In tutto ciò, al pari degli altri erogatori della rete di cure anche l’infermiere va ad avvalersi dell’uso di tutte le infrastrutture tecnologiche esistenti, quali ad esempio forme di telemedicina e di sistemi informativi del dossier paziente, atti a favorire e facilitare il raccordo continuo tra le diverse parti in gioco della rete, siano essi singoli professionisti od anche istituzioni.
Da quanto esposto dovrebbe ora apparire più chiaro come anche l’infermiere possa essere partner del team professionale delle cure integrate, potendo egli operare e interfacciarsi con i plurimi servizi a livello di strutture sanitarie di prossimità sul territorio, ospedali e pure ambienti di vita come scuole o nei luoghi di lavoro. Ciò gli permette di confrontarsi e lavorare “in squadra” con i molteplici altri operatori: medici specialisti, farmacisti e operatori professionali di area riabilitativa e sociale.
Per l’infermiere il senso e il valore dei concetti operativi di “complementarità e inter-professionalità” rappresentano pure precisi valori etici che concorrono al “risultato di squadra” dovuto alle persone assistite.
Andando a concludere
Il sistema di cure integrate è un epocale processo di natura culturale e organizzativa insieme verso cui sta andando la sanità dell’immediato futuro, con tutti i suoi nuovi e diversi linguaggi e quelle reciprocità di relazioni tra il cittadino-utente da una parte, e professionisti-sanitari e istituzioni/luoghi di cura dall’altra.
Una bella e propositiva sfida questa che, son fiduciosa, i colleghi infermieri sono pronti ad accogliere con vivo e concreto impegno, ed altrettanta fattiva responsabilità professionale!