
LO SAPEVI CHE...
Costantemente al servizio della popolazione svizzera
ATTRAVERSO UNA RETE CAPILLARE DI COPERTURA NAZIONALE, LA REGA È IN GRADO DI FORNIRE SOCCORSO IN TUTTA LA SVIZZERA, TUTTI I GIORNI DELL’ANNO
di Manuele Moghini
Con un impegno attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, la Rega offre un servizio permanente di soccorso aereo rapido e professionale. L’obiettivo fondamentale è quello di portare la medicina d’urgenza al paziente intervenendo in gravi situazioni d’emergenza. Sostenuta da oltre 3,6 milioni di cittadini, è saldamente ancorata alla popolazione svizzera e fornisce i propri servizi senza sovvenzioni pubbliche e in modo politicamente indipendente. La storia della Guardia aerea svizzera di soccorso Rega affonda le proprie radici nel secondo Dopoguerra. L’interconnesso sistema della Rega ha permesso l’istituzione di 14 elibasi in tutto il territorio elvetico, che garantiscono il raggiungimento di qualsiasi località delle diverse aree operative in soli 15 minuti di volo, compatibilmente alle condizioni meteorologiche.
La Rega è arrivata ufficialmente in Ticino nel 1980, con l’apertura della base Rega Locarno, costituita inizialmente da un piccolo hangar in subaffitto, un elicottero e due piloti. Nel 1982 fu inaugurato l’edificio proprio, con un hangar separato, una cucina, uffici e una sala per conferenze e corsi teorici. Nel 2013, dopo due anni di lavori, è stata inaugurata la nuova base, che sorge sullo stesso sedime di quella originale – sul piano di Magadino, strategicamente al centro del Cantone – e rappresenta il punto di partenza per gli interventi alle nostre latitudini. Insieme ad Amos Brenn, Capo della base Rega Locarno, abbiamo esplorato gli aspetti operativi, pratici e peculiari di una professione consacrata all’aiuto degli altri: “poter soccorrere le persone nel momento del bisogno è un grande onore, e per quanto ci possano essere anche momenti brutti, cerchiamo di svolgere sempre il nostro lavoro con professionalità e tanta passione”.
Nel 2023 gli interventi totali della Rega a livello svizzero sono stati oltre 20’000. Quanti di questi hanno avuto luogo nella Svizzera italiana?
“Abbiamo stimato circa 750 interventi, di cui 590 così detti “primari”, ovvero soccorsi veri e propri, e 160 “secondari”, cioè trasporti da un ospedale all’altro. Tuttavia, le cifre vanno sempre considerate in modo relativo, proprio in ragione del sistema Rega, che è fortemente interconnesso: gli interventi della Base ticinese non per forza sono stati eseguiti sul nostro territorio, in quanto capita di andare in soccorso verso altre aree di competenza oltre Gottardo, oppure in Engadina. Questo vale anche al contrario: basti pensare che la scorsa estate, in occasione dell’alluvione in Alta Vallemaggia, per un certo periodo erano presenti in Ticino ben 4 elicotteri contemporaneamente”.
Quali sono gli interventi più diffusi alle nostre latitudini?
“In ragione della morfologia del nostro territorio, capita molto di frequente di eseguire interventi con il verricello. Ci troviamo a una quota considerevolmente bassa, con i boschi che arrivano spesso quasi fino alla cima delle montagne, rendendo molto difficili gli atterraggi. È dunque necessario avvalersi del verricello per portare soccorso e recuperare il paziente. La nostra attività è inoltre molto legata alle condizioni meteo e alle attività nel tempo libero delle persone. Siamo particolarmente sollecitati in occasione di incidenti balneari nei periodi estivi, mentre in inverno risentiamo degli imprevisti che accadono sui comprensori sciistici. In ogni caso, la maggior parte degli interventi è legati alla medicina acuta, ovvero alle patologie o ai malori tempo-dipendenti, che devono essere curati nel minore tempo possibile all’interno di un ospedale specialistico. In questi casi, ogni minuto è prezioso per la buona cura del paziente”.
In caso di bisogno, un allarme (tramite chiamata o applicazione) mette in moto un sistema di intervento estremamente organizzato e complesso: come si sviluppa nel dettaglio?
“Agli allarmi rispondono le operatrici e gli operatori della centrale operativa di Zurigo, che svolgono una prima analisi attraverso domande specifiche sulle condizioni meteorologiche, una geolocalizzazione dell’intervento ed eventuali pericoli del luogo: questo permette loro di mobilitare l’equipaggio idoneo più vicino. Una volta allertati, qui all’elibase decidiamo quale tattica adottare per raggiungere il luogo dell’intervento, sulla base di tutte le informazioni raccolte. Di giorno, nel giro di 5 minuti al massimo siamo in volo, e nella fase di avvicinamento continuiamo ad affinare la strategia attraverso un confronto continuo. È interessante notare che nel nostro lavoro vengono combinati aspetti puramente operativi relativi al volo e aspetti medici legati all’intervento sul paziente”.
Una volta raggiunto il paziente inizia la fase di soccorso clinico vero e proprio.
“Esatto. Ci occupiamo della valutazione clinica del paziente, della sua stabilizzazione e in seguito della sua evacuazione e trasporto. Si sceglie poi verso quale ospedale procedere, in base alle diverse specializzazioni: prima di partire si annunciamo le condizioni cliniche del paziente alla nostra centrale, che è in contatto telefonico con l’ospedale verso cui ci dirigiamo. Da qui ha inizio il volo che culmina con la consegna clinica del paziente all’ospedale. Il tutto si conclude poi nuovamente alla base, con un controllo e ripristino del materiale usato e un momento di condivisione tra i membri dell’equipaggio: cerchiamo infatti di metterci in discussione, imparare e migliorarci quotidianamente”.
L’elicottero è dunque paragonabile a un’ambulanza che si muove per via aerea?
“La nostra missione è molto simile a quella dei servizi ambulanza: portare soccorso tempestivo al paziente. Si differenzia però per il fatto che noi operiamo in particolare in luoghi non raggiungibili via terra e compiamo anche missioni di ricerca e di evacuazione di pazienti illesi in zone altrimenti non accessibili. Inoltre, nonostante le sue dimensioni considerevoli (il velivolo supera i 12 metri di lunghezza), gli spazi dentro la cabina non permettono tutti i trattamenti, quindi molte delle condizioni cliniche del paziente devono essere stabilizzate prima di mettersi in volo”.
Come è organizzato l’equipaggio all’interno dell’elicottero durante un volo?
“Ogni volo prevede un minimo di tre persone: il pilota – che è il capo dell’operazione –, un soccorritore professionale e un medico. Talvolta, in base alla situazione specifica, può essere coinvolta una quarta persona, un alpinista specializzato nel soccorso in elicottero del gruppo di volontari del Soccorso Alpino Svizzero, che ci aiuta su terreni impervi e in alta montagna. La comunicazione all’interno dell’elicottero è abbastanza difficoltosa a causa del rumore, ma grazie al sistema di comunicazione nel cockpit riusciamo a mantenere il confronto sempre attivo, è molto importante ascoltarsi a vicenda e tenere in considerazione le opinioni di tutti”.
Le tre persone dell’equipaggio si trovano anche a vivere insieme a tutti gli effetti, durante i lunghi turni di lavoro. Come si svolge la convivenza?
“Il personale ruota su turni di 24 o 48 ore che vengono passate all’interno della base. Oltre ai locali operativi, la struttura è infatti dotata anche di una parte conviviale, in cui dormiamo, mangiamo e ci rilassiamo: è bene per noi riuscire a distrarci, pur restando sempre pronti all’intervento. I momenti conviviali sono anche utili, in quanto sono occasione di ulteriori scambi informali sugli interventi vissuti. Oltre alle tre persone di turno, spesso capita inoltre che sia presente ulteriore personale, soprattutto nel caso di corsi di formazione che hanno luogo regolarmente”.
Quali sono le figure professionali presenti all’interno della Rega?
“Piloti e soccorritori sono direttamente dipendenti Rega, mentre i datori di lavoro dei medici rimangono gli ospedali. Questo dipende dal fatto che ci sono determinate manovre specialistiche nella gestione del paziente che vengono fatte quotidianamente in ospedale, mentre molto meno frequentemente in intervento; desideriamo dunque che i nostri medici lavorino principalmente in un ospedale per rimanere costantemente operativi e aggiornati. Oltre a quello dedicato alla parte operativa (operatori delle due centrali, elicotteri e jet compresi) e sanitaria, abbiamo tutto il personale dedicato alle mansioni amministrative, di gestione e di comunicazione: la Rega può continuare a volare grazie al sostegno delle nostre sostenitrici e dei nostri sostenitori, che sono tantissimi e questo ha anche un riscontro burocratico non indifferente. Ci sono poi gli istruttori e i meccanici, sia per i jet sia per gli elicotteri, gli addetti all’infrastruttura e alla logistica, chi si occupa del continuo sviluppo di soluzioni tecniche e ingegneristiche per nuovi sviluppi o modifiche a sistemi o componenti; tutti tasselli fondamentali per le nostre attività. In tutto siamo 472 collaboratori, tra tempi pieni e parziali”.
La manutenzione degli elicotteri è un aspetto che impatta notevolmente con la pianificazione delle attività della Rega.
“Proprio così, la manutenzione viene prevalentemente eseguita internamente, a Zurigo. Basti pensare che, approssimativamente, un’ora di volo comporta circa tre ore di manutenzione all’elicottero. Oltre che in ragione di interventi meccanici, gli elicotteri possono essere usati anche a scopo di formazione. I piloti devono mantenere i loro brevetti di volo, e sebbene tanto venga eseguito nei simulatori, ci sono alcuni aspetti tecnici che devono essere verificati in volo, occupando di fatto l’utilizzo di alcune macchine”.
Come è composta l’attuale flotta della Rega?
“In totale abbiamo 20 elicotteri di soccorso su territorio nazionale. Attualmente è in corso forse il più grande progetto della storia della Rega, che culminerà con un’omogenizzazione della flotta. Al momento disponiamo di due tipi di elicotteri diversi, il che comporta manutenzioni, formazioni e addestramenti diversi. Strategicamente, abbiamo quindi optato per un unico tipo di elicottero, molto performante e versatile, che ci permetterà dei risparmi nell’acquisto e nella gestione dei pezzi di ricambio, anche a fronte degli ultimi dieci anni di avanzamenti tecnici. Nei prossimi due anni arriveranno in Svizzera 21 nuovi elicotteri, che per la prima volta sono stati concepiti per portare soccorso, oltre a essere adatti alla varietà della morfologia del nostro territorio”.
Cosa ne sarà degli elicotteri attualmente in uso?
“Quelli attuali sono in volo da più di dieci anni, e il nostro intento è quello di smantellarli nel modo più intelligente possibile, prolungando la loro vita altrove. Quattro, ad esempio, saranno venduti a un’organizzazione di soccorso neozelandese, che li userà come mezzi per il soccorso aereo”.
La flotta è completata anche da 3 jet ambulanza. In cosa consistono le differenze con gli elicotteri, in termini di intervento?
“Si tratta di due tipologie di interventi molto diversi: se l’elicottero è paragonabile a un’ambulanza ed è deputato a un trasporto rapido, il jet viene utilizzato dimenticando il paradigma dell’urgenza. Ovunque si trovi il paziente in difficoltà, la centrale jet fa prima di tutto da sostegno nell’identificazione dell’ospedale locale più idoneo. Il paziente viene dunque stabilizzato in un ospedale locale, con cui poi vengono eseguiti gli accertamenti medici. A questo punto, si cerca la soluzione più adeguata per il rimpatrio: oltre al jet è possibile anche organizzare dei voli accompagnati da un medico e/o da un’infermiera specializzata della Rega a bordo di aerei di linea”.

