
Prevenzione: per restare in salute
a colloquio con Raffaele De Rosa, Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino e Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità
di Maria Grazia Buletti
“Confrontarsi con i propri figli per poter capire le loro aspettative e le loro aspirazioni, ma pure le loro incertezze e le loro insicurezze; intuire come, nel mondo di oggi, si possono inserire nella loro rete sociale e nel loro ambiente scolastico; provare a comprendere come immaginano il loro futuro negli studi o in un percorso professionale; come si muovono nell’avventura che li porterà a crescere e affacciarsi al mondo del lavoro...” Sono le parole di Raffaele De Rosa, papà di due ragazzi quasi adolescenti, che non si sente diverso da qualsiasi altro cittadino quando afferma l’importanza del dialogo fra genitori e figli. Ragazzi che sprona ad essere aperti, riflessivi, curiosi, assetati di sapere e conoscenza: “Il nostro compito di genitori è esortarli a documentarsi e a non fermarsi in superficie, ma andare a fondo, trovare fonti autorevoli, punti di riferimento rassicuranti, e ricordarsi di verificare sempre qualsiasi informazione ricevuta, in ragione del nostro pilastro sociale che è la libertà”. Ma, sottolinea: “Poi la libertà deve fare rima con responsabilità e con solidarietà: dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a trovare tutti i giorni quel senso di responsabilità che ci permette di fare ogni cosa con cognizione di causa, con serietà e ascolto”. Perché, dice, è importante saper ascoltare l’altro, le preoccupazioni di chi incontriamo sul nostro cammino, e ascoltare quello che ti trasmettono: “C’è di che farne tesoro, in un periodo storico come questo, molto difficile per tutti”.
“Libertà, responsabilità e solidarietà. Informazione, sensibilizzazione e consapevolezza”
“È tempo di mettere in campo ogni strategia di informazione, sensibilizzazione e aumento della consapevolezza di tutti i cittadini, compresi i giovani”. Questo l’intento perseguito da Raffaele De Rosa per il corrente quadriennio della legislatura che lo vede per la seconda volta direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità (DSS). “Prevenzione in senso lato” è la chiave d’entrata per una chiacchierata con il politico, durante la quale ci siamo fatti portavoce del sentimento popolare di questo periodo, da lui a giusta ragione definito “molto difficile per tutti”.
De Rosa non si sottrae a domande a tratti delicate e talvolta senza mezzi termini. Attento e disponibile, e non solo per il ruolo che gli impone di dare risposte alla popolazione, ma perché: “Giovani e anziani sono l’ambito al quale riserviamo la massima attenzione, fermo restando che al nostro Dipartimento stanno a cuore tutte le persone”.
Giovani e salute mentale: durante la pandemia Covid-19 si è in parte accentuato il rischio di peggioramento della salute mentale, peraltro già presente prima. La salute mentale dei giovani ha subìto conseguenze importanti, con un aumento di disturbi psichici nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti, conseguenze che diversi studi fanno convergere in un pericolo di cronicizzazione. Per questa delicatafascia di popolazione bisogna fare qualcosa...
Il tema dei giovani sta particolarmente a cuore al DSS, e a me in particolar modo. La preoccupazione è pertinente, a causa della rapida evoluzione della società che qualcuno definisce “della volatilità, dell’incertezza, della complessità e dell’ambiguità”. Un contesto frenetico, nel quale anche il giovane vive costantemente nel dubbio, nel conflitto tra il voler cambiare il mondo, tipico di quest’età, e il bisogno di inserirsi nel presente con regole ben delineate. Regole che, oltre che con l’avvento dei social media e di un’informazione rapidissima e prorompente, cambiavano frequentemente anche in piena pandemia. In circostanze come queste, i giovani rappresentano un gruppo altrettanto “fragile”, che va seguito, compreso e rassicurato. A loro dobbiamo la massima attenzione che, con impegno e dedizione, stiamo prestando su più fronti. A cominciare dal livello conoscitivo che ci permette di capire il loro stato di salute, e poi soprattutto dalla prevenzione che permette di rafforzare le competenze di ciascuno. Questo lavoro è necessario anche per individuare interventi di accompagnamento precoci, efficaci e mirati, con misure adeguate e focalizzate ai loro bisogni. Un esempio del nostro impegno è dato dal rapporto COSMO che riporta il monitoraggio della durata di oltre un anno, durante la pandemia, di un gruppo eterogeneo di giovani nel quale si è evidenziato un ventaglio di diverse situazioni. Abbiamo individuato gruppi di giovani che hanno saputo superare questa fase difficile, rafforzando le proprie competenze. Altri hanno sofferto di più, e c’è stata una rottura nel percorso di crescita, sviluppo e inserimento. Secondo gli esperti, molto è dipeso dalle risorse personali, sociali e famigliari dei ragazzi: i meglio equipaggiati erano coloro i quali hanno potuto contare su risorse famigliari, sociali, formative, educative e di amicizie. Fattori che hanno concorso nell’aiutarli ad elaborare questo periodo, e che hanno permesso loro di rafforzare anche i legami, ad esempio riscoprendo la natura e distaccandosi dall’uso eccessivo dei social. Per altri, in assenza di queste preziose risorse, la strada è stata molto più impervia.
Solitudine sociale, disturbi dell’alimentazione, consumo di alcol; dalle famiglie agli adolescenti ai giovani adulti: quali, in concreto, i progetti per sostenere in modo trasversale la giovane società post-pandemica?
Il nostro impegno profuso in questo ambito è ampiamente condiviso e riconosciuto, anche se ravvisiamo che si può sempre, e si deve, fare di più e sempre meglio. Quando parliamo di informazione, sensibilizzazione e azione sul territorio pensiamo a molti progetti e iniziative concrete che forse passano un po’ sottotraccia perché non fanno notizia, ma sono estremamente importanti.
Ad ogni modo, gli interventi sono modulati in funzione del grado di vulnerabilità. Uno interessante fra quelli più “a bassa soglia” è dell’Associazione progetto genitori del Mendrisiotto, Parents as Teachers (PAT) che consiste in un aiuto fra pari: genitori che aiutano altri genitori in difficoltà nella gestione del rapporto coi propri figli, dalla nascita fino all’età più avanzata del bambino o della bambina. Sul tema della violenza e per quanto attiene alla violenza giovanile, in collaborazione con Gioventù e Sport e altre associazioni sportive abbiamo sviluppato diversi progetti fra i quali moduli molto innovativi mirati a dare degli strumenti per far fronte, ad esempio, alla violenza sul campo da gioco, negli spogliatoi, ma anche dei genitori a bordo campo. Non bisogna dimenticare che il disagio giovanile si combatte pure mettendo al centro il benessere fisico, psichico e sociale dei ragazzi: serve aggregazione e un esempio da noi sostenuto è quello delle palestre aperte i weekend e la sera, luogo di gioco, sport e aggregazione fra giovani.
Dal giovane all’anziano: quali sono i passi del DSS a sostegno dell’ambito più propriamente mirato al supporto e alla presa a carico sanitaria?
In questa direzione, il Parlamento ha approvato all’unanimità il complesso documento della nuova pianificazione sociopsichiatrica cantonale che propone una serie di interventi lungo tutta la vita, dalla nascita fino alla senescenza, ad esempio con il sostegno di équipes mobili sul territorio e per l’aiuto in casa per anziani, perché pure in quel contesto si possono verificare problemi legati alla necessità di ricevere un sostegno psichiatrico. Ma se restiamo nell’ambito dei giovani, è in fase di realizzazione il progetto di una nuova unità di cura integrata per minorenni che mette a disposizione venti posti letto, di cui dieci acuti, cinque in Day hospital e cinque in Home treatement, ad assicurare una linearità (e continuità) della cura che predilige, quando possibile, seguire a domicilio il giovane senza doverlo sradicare dal proprio ambiente se non per la fase acuta dell’intervento quando assolutamente necessario. Nella pianificazione c’è attenzione pure per la fascia della scuola dell’obbligo, con il potenziamento dei vari Centri psicoeducativi (CPE).
Il panorama sanitario mostra un certo affanno in termini di cure coordinate talvolta difficili da attuare per mancanza di medici del territorio, costi sanitari sempre più elevati che mettono in difficoltà la popolazione coi premi delle casse malati, carenza di farmaci e relativi costi insostenibili. È forse tempo di cominciare a preservare e curare la salute prima ancora della malattia, strizzando l’occhio alla prevenzione?
La prevenzione è il migliore atteggiamento positivo per poi evitare, in un secondotempo, di dover intervenire adottando cure o rimedi più gravosi in termini di presa a carico, percorso terapeutico più faticoso e relativi maggiori costi sanitari. Anche in pandemia la prevenzione ha rappresentato uno dei pilastri di lotta: pensiamo all’igiene delle mani, all’uso delle mascherine e ai comportamenti adeguati da mettere in atto. In questo quadriennio ci siamo posti l’obiettivo di parlarne molto di più, ponendo l’accento pure sulla coesione sociale, perché prevenzione e coesione sociale sono i due aspetti che caratterizzano il cambiamento di paradigma oramai necessario. Mantenere in salute le persone significa accompagnarle nel dare più vita ai giorni, e non doverle curare per aggiungere giorni difficili e faticosi alla vita. Di grande rilevanza sono il coordinamento delle cure e il medico di famiglia: una figura che oggi non copre il territorio in modo capillare e soddisfacente. La carenza dei medici di famiglia è un tema che va decisamente risolto a livello federale. Detto ciò, il nostro Cantone si adopera in diversi modi, insieme all’Ordine dei Medici del Canton Ticino, nel sostegno della medicina del territorio. Un esempio è il progetto di sostegno degli assistenti che possono affiancare il medico di famiglia e praticare nel suo studio medico, magari da rilevare a tempo debito per assicurarne la continuità alla popolazione. Bisogna rendere nuovamente attrattiva questa professione che resta un po’ in ombra per rapporto alle specializzazioni dei medici; bisogna riabilitare e riqualificare la figura forse un po’ bistrattata del medico di famiglia, che deve tornare ad essere un punto di riferimento e potersi occupare dei propri pazienti nelle migliori condizioni, anche per sgravare il Pronto soccorso degli ospedali al quale dovrebbero convergere solo le urgenze effettive. Anche questa è prevenzione, a beneficio pure di una diminuzione dei costi della salute. Infatti, uno studio condotto a livello nazionale conferma che il 30% delle persone che si recano al Pronto soccorso potrebbero essere visitate dal proprio medico di famiglia, con la conseguenza di una diminuzione dei costi, una razionalizzazione della presa a carico delle emergenze da parte degli operatori sanitari d’urgenza, e una gestione ottimale dei momenti di picco di affluenza al Pronto soccorso: un beneficio per tutti.
Prevenzione significa cambiare paradigma, in modo da educare il cittadino a prendersi adeguatamente cura della propria salute...
...un cittadino che oggi ha ragione di rammaricarsi, ma al quale dobbiamo tutte le strategie votate all’informazione e sensibilizzazione in grado di aumentare la sua consapevolezza, con particolare attenzione alla prevenzione declinata per ogni età: un concetto che va sviluppato e perseguito sempre più. Un’efficace sensibilizzazione passa anche dal ruolo dei media, responsabili della grande risonanza di informazioni sanitarie, fra le quali ve ne possono però purtroppo essere alcune provenienti da fonti non sempre autorevoli, dunque non propriamente corrette. Certo, oggi la popolazione si informa anche sui social e questo può contribuire, magari anche solo in parte, alla disinformazione. Inoltre, dobbiamo riuscire ad interessare la fascia d’età sotto i trent’anni che oggi si informa quasi esclusivamente per mezzo di notizie veloci su tablet, telefonino e via dicendo, con l’intento di riuscire a sapere tutto di tutto in tempi estremamente brevi.
Allora, oggi la sfida è tornare a comprendere che la medicina non è matematica, che il percorso terapeutico deve essere personalizzato e integrato in modo da non diventare motivo di calvario e sofferenza a causa di interventi e terapie invasive se non necessarie. Bisogna tornare a considerare la persona nella sua interezza psicofisica, e tutto questo comporta un’educazione alla vita sana che permetta di prevenire il più possibile il sopraggiungere della malattia. Come dicevamo: aggiungere vita agli anni, e non anni alla vita.
Si parla sempre più di medicina integrata e di un modello sanitario che vede tutti gli attori (Cantone, Cassa malati e Strutture sanitarie) seduti allo stesso tavolo, dove insieme mirano a una popolazione sempre più sana e responsabile nella prevenzione delle malattie. Abbiamo detto: un cambiamento di paradigma che porterebbe anche a una diminuzione dei costi sanitari. Sarà una via percorribile anche in Ticino?
Oggi i fornitori di prestazioni sono remunerati per le cure che erogano, non per quanto guariscono. Finché le regole del gioco sono queste, non ci sono i presupposti per girare il paradigma a favore della remunerazione in base alla qualità e ai risultati, rispettivamente in base anche a un’analisi di prevenzione attiva. Per ora, queste premesse non sono date. Pensiamo nuovamente alla prevenzione come la strada da percorrere anche per contenere i costi sanitari: oggi nella prevenzione si investe dal 3 al 4% della LAMal, e si parla tanto di malattia, di come incrementare gli interventi, della penuria di personale. Si parla invece ancora troppo poco di come “stare bene”, di come evitare di ammalarsi, e come fare in modo di preservare la salute il più a lungo possibile. In prospettiva, bisogna tornare a considerare uno stato completo di benessere: emotivo, salute mentale, rapporti sociali, ambito lavorativo e professionale. Ritmi, frenesia della vita e la necessità di raggiungere obiettivi sempre più alti hanno un impatto negativo sulla salute, ed è qui che ci dobbiamo adoperare per migliorare la situazione. Senza dimenticare l’ambiente circostante e i temi di cui si parla ancora troppo poco, come l’esempio già citato della rete di palestre aperte al venerdì sera per i ragazzi di scuola media, o il concetto Ever Fresh nel quale i giovani sono formati e istruiti da esperti per imparare a rapportarsi ad altri giovani come loro. Si recano nelle scuole e discutono tutti insieme sui temi come uso e abuso di alcol, tabacco e sostanze. Un modo efficace di fare prevenzione e per costruire una società di domani sempre più sana e consapevole. Giovani, prevenzione, cure integrate da una parte, e informazione, sensibilizzazione e responsabilizzazione del cittadino verso una vita sana ed equilibrata dall’altra: lo ripeto, è quanto ci sta davvero tanto a cuore nel quadriennio di questa legislatura.